martedì 4 novembre 2008

Somalia, aveva solo 13 anni la ragazzina lapidata in uno stadio


Aisha Ibrahim Duhulow, lapidata la scorsa settimana dagli integralisti islamici nel sud della Somalia aveva solo 13 anni, e non 23 come dichiarato dalle autorità, e l'accusa di adulterio era falsa.
E' quanto ribadisce l'Unicef, l'organizzazione Onu per la difesa dell'infanzia, in un comunicato diffuso a Nairobi. La lapidazione era avvenuta lo scorso 27 ottobre a Chisimaio. Aisha è stata uccisa da un gruppo di 50 uomini che l'ha lapidata a morte all'interno di uno stadio, di fronte a un migliaio di spettatori. Stuprata da tre uomini, si era rivolta ai miliziani di "al Shabaab" per ottenere giustizia. La denuncia però ha ottenuto come risultato il suo arresto e l'accusa di adulterio. Nello stadio la ragazza è stata sepolta lasciando emergere solo il collo e la testa e i 50 uomini addetti all'esecuzione hanno iniziato a colpirla, usando le pietre scaricate da un camion. A un certo punto, è stato chiesto ad alcune infermiere di verificare se la ragazza fosse ancora viva; fatto ciò, la lapidazione è ripresa fino alla morte.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

andiamo in somalia ad aggiustare le cose, anke se petrolio non ne troviamo

Anonimo ha detto...

Attualmente la pena di morte è ancora in vigore in numerosi paesi, tra cui diversi stati degli Stati Uniti d’America. Il petrolio c'è!

Anonimo ha detto...

PENSIAMO ANCHE ALLA CINA ... DOVE FACCIAMO AFFARI