martedì 30 giugno 2009

Prima edizione del Fantacalcio Marinese, premiati i vincitori


di Peppe Perrone
Si è conclusa la Prima edizione del Fantacalcio Marinese. Dopo un anno di avvincenti scontri tra i concorrenti, la squadra di Gianni Cangialosi ed Amin El Baad si è aggiudicata il titolo 2008/2009.
Nel corso della cerimonia di premiazione, il sindaco Franco Ribaudo e l'assessore Salvatore Francaviglia hanno espresso il proprio compiacimento per l'iniziativa e l'augurio che nella prossima edizione ci siano ancora piu partecipanti, in modo da ampliare ancor di piu gli "spazi" di intrattenimento giovanile all'interno del nostro paese. Il secondo gradino del podio è andato ai "ragazzini" Vincenzo D'Amato E Marco La Sala, mentre il terzo posto al team di Peppe Perrone e Salvatore Gippetto. L'organizzazione ringrazia gli sponsor Savoncelli Travel, Centro Commerciale PVR e la Polleria Giordano per aver contribuito alla riuscita dell'evento. Nel corso del mese di luglio verra aperta la nuova campagna di iscrizioni. Tutti sono invitati a partecipare per aggiudicarsi una prestigiosa Citroen C1 messa in palio per il primo classificato nel torneo 2009/2010.

domenica 28 giugno 2009

"Insieme per l'Abruzzo" al Rockleigh Country Club, N.J. Raccolti 440mila dollari


di Insieme per l'Abruzzo
La somma da raggiungere era 500 mila dollari. L'obiettivo: quello di costruire una casa per anziani nel paesino di Onna, in Abruzzo, distrutto dal terremoto. La serata è stata offerta dal proprietario del locale Jerry Puccio.
Con la serata di raccolta fondi il gruppo "Insieme per l'Abruzzo" ci è andato molto vicino.
La cena al Rockleigh Country Club, in New Jersey, che ha riunito circa 600 persone e coinvolto tutte le associazioni dello Stato, ha portato in cassa la bellezza di 440 mila dollari, a dimostrazione ancora una volta della solidarietà che accomuna gli italoamericani davanti a ogni disgrazia.
"Un meraviglioso gruppo di persone ha permesso che tutto questo si realizzasse in poco meno di tre settimane. Ha donato molti sforzi e tutto il loro tempo alla causa dell'Abruzzo, distrutto dal terribile terremoto che è costato la vita a tante persone", si legge nella nota di benvenuto di Sarah Cangialosi Calderone, chairperson dell'evento.
E di persone da ringraziare ce ne sono state davvero tante, a partire dalla commissione: Ugo Autino, presidente della Federazione siciliana del New Jersey; Girolamo Puccio, presidente Anfe Usa; il dottor Bellavia, dell'Associazione cavalieri del NJ; Joseph Coccia della Coccia Foundation; il presidente Gioiello di Ieri, Oggi e Domani e il presidente Ferrante della Scoglitti society, per citarne solo alcuni. La serata, interamente offerta dal proprietario del locale Jerry Puccio, è stata presentata da Graziella Bivona e Giulio Picolli, che si sono impegnati anche nell'organizzazione e nella promozione dell'evento.
Di fronte a una sala completamente esaurita, sono state proiettate le immagini terribili dei danni provocati dal terremoto, mentre in sottofondo si ascoltavano le musiche che hanno da sempre rappresentato questa sfortunata regione "forte e gentile" che attende impaziente di potersi riprendere.
E' stata una serata ricca, dove per la prima volta il cibo, anche se di prim'ordine, non era l'assoluto protagonista. Tanti gli ospiti che sono intervenuti, a partire dal console del New Jersey, Andrea Barbaria, che non ha fatto mancare il suo apporto a questa causa così importante.
"Ringrazio tutte le associazioni. E' bello e importante vedervi tutti riuniti senza distinzioni a remare tutti dalla stessa parte. Dovrebbe essere sempre così. Tutti voi avete dimostrato una generosità straordinaria", ha affermato il console, subito dopo gli inni americano e italiano.
C'è stato ovviamente un minuto di silenzio simbolico, per riflettere e per esprimere la vicinanza all'Abruzzo di tutti gli italiani del New Jersey.
E ancora tanta commozione durante l'Ave Maria, cantata da Carmela Altamura e le testimonianze dell'attore Tony Lo Bianco, del commediografo-regista Mario Fratti e dell'imprenditore turistico Joe Berardo, questi ultimi entrambi di origine abruzzese.
La preghiera insieme al reverendo James Spera e poi tanto divertimento con l'accompagnamento musicale di Bill Wurtzel.
Sono stati raccolti, come detto, 440 mila dollari, grazie anche a tante donazioni private e all'asta silenziosa che comprendeva, tra gli altri premi e oggetti, biglietti aerei e magliette originali dei giocatori di Inter, Milan e Juventus.
In questa cifra rientrano anche i 40 mila dollari, raccolti dalla Coccia Foundation, che verranno presto consegnati.
"Avevo paura di non trovare posto stasera, sapevo che le prenotazioni erano limitate, ma non potevo certo mancare. Ho troppo a cuore quello che è successo in Abruzzo e quello di stasera è un ottimo modo di fare solidarietà divertendosi e rincontrando tanti connazionali", ha commentato durante la cena la signora Fulvia, di Union city. A fine serata, a riflettori spenti, una donna che ha voluto conservare l'anonimato ha donato la somma di 100 mila dollari, rendendo sempre più possibile l'obiettivo della costruzione della casa per anziani.
Dovuti ringraziamenti vanno anche al Board of directors: Marco Cangialosi, Jack Di Piazza, Domenico e Giacomo Emiliani, Frank Caramagna, Joe Berardo, Girolamo Puccio, Maurizio Bivona, Giulio Picolli, Settimo Guttilla e Peter Caruso. Nella commissione, coordinata da Sarah Cangialosi Calderone, rientrano anche: Central Holiday Tours Group, Calabresi of North Jersey, l'associazione pugliesi nel mondo USA, Emiliani Entreprise e, ovviamente, Rockleigh Country Club.
Chi non ha avuto modo di prendere parte alla cena del 17 giugno, può sempre fare la sua parte e contattare una delle associazioni impegnate nell'organizzazione per una donazione. L'obiettivo dei 500 mila dollari è vicino, ma serve ancora un piccolo sforzo.

sabato 27 giugno 2009

San Benedetto il Moro


di Piazza Marineo
San Benedetto nacque a San Fratello (Messina) nel 1524 e morì a Palermo il 4 Aprile 1589. San Benedetto è il primo santo negro canonizzato il 24/5/1807 da Papa Pio VII°.
E' compatrono, con Santa Rosalia, della diocesi di Palermo e patrono delle città di San Fratello (ME) ed Acquedolci (ME). San Benedetto (all'anagrafe Benedetto Manassari) nacque nella cittadina della provincia di Messina, da Diana Larcari e Cristoforo Manassari entrambi cristiani discendenti da schiavi negri portati dall'Africa. Fin dall'età di dieci anni manifestò una tale spiccata tendenza per la solitudine e la penitenza, che i suoi conoscenti presero a designarlo con l'epiteto: "il santo moro". Invece di frequentare la scuola Benedetto dovette condurre al pascolo il gregge che suo padre aveva in custodia. Benché sprovvisto di scienza umana, sotto la guida dello Spirito Santo egli fece rapidi progressi nella scienza divina. Il lavoro non gli impedì di darsi incessantemente alla preghiera e alla meditazione. Sovente i compagni lo deridevano, lo ingiuriavano, gli facevano ogni sorta di dispetti, ma egli sopportava tutto con pazienza e cercava di non prendere parte ai loro giochi per non turbare la solitudine, tanto era grande il bisogno che sentiva d'intrattenersi in pensieri di cielo. A diciotto anni Benedetto era già in grado di provvedere da sé alle sue necessità e a quelle dei poveri. Facendo economie era riuscito a comperare un paio di buoi. Preoccupandosi di compiere la volontà di Dio nella condizione in cui lo aveva fatto nascere, egli era contento della sua sorte e non pensava a cambiare stato. Con la pietà santificava le più umili occupazioni. Effettivamente mentre con le mani lavorava per procurarsi il cibo corporale, con lo spirito s'infervorava alla considerazione delle verità eterne. In tale maniera egli fu un costante esempio di laboriosità e di religiosità ai paesani. Tuttavia il Signore lo chiamava a un genere di vita molto più perfetto. Nei dintorni di San Fratello viveva un giovane signore, chiamato Girolamo Lanza. Dopo aver venduto i suoi beni, con il consenso della moglie, costui si era ritirato nell'eremitaggio di Santa Domenica per condurvi una vita penitente, simile a quella degli antichi monaci della Tebaide e santificarsi seguendo alla lettera la regola di S. Francesco d'Assisi. Un giorno, mentre camminava per la campagna, vide dei mietitori che si burlavano di Benedetto. Lo guardò fissamente in volto, e sotto i lineamenti di un negro, egli scoprì un'anima quanto mai candida. Volgendosi allora a quegli insolenti, disse: "Voi vi fate beffe di questo povero negro, ma sappiate che ben presto udirete parlare della sua fama". Rivolgendosi poi al capo dei lavoratori aggiunse: "Vi raccomando Benedetto perché tra non molto tempo mi verrà a raggiungere per farsi religioso". Alcuni giorni dopo Fra Girolamo andò a trovare il "Santo Moro" nella capanna che abitava. "Che cosa fai qui, Benedetto? - gli chiese -. Vendi i tuoi buoi e vieni nel mio eremitaggio". Molto più generoso del giovane ricco del Vangelo (Lc. c. XVIII) il servo di Dio accolse subito con generosità quell'invito. Benché i buoi, frutto dei suoi sudori, rappresentassero per lui un grande valore, credendo di udire la voce di Gesù Cristo che gli parlava per bocca dell'eremita, andò subito a venderli, ne donò il prezzo ai poveri e, con il consenso dei genitori, raggiunse Fra Girolamo nell'eremitaggio. Benedetto aveva ventuno anni (1547). La vita del "Santo Moro" divenne nella solitudine un continuo esercizio di penitenza. Spietato con il proprio corpo, egli indossò un abito fatto con foglie di palma, si nutrì di legumi, si dissetò con acqua. La buona fama di quei penitenti non tardò a divulgarsi nei dintorni e la gente cominciò ad affluire al loro eremo per chiedere consiglio e preghiere. Benedetto e i suoi compagni, temendo di dissiparsi a quell'afflusso di devoti, si ritirarono prima nella vallata di Nazara e, dopo otto anni, nella solitudine di Mancusa. In seguito ad un miracolo che quivi Benedetto compì, i malati cominciarono ad accorrere a lui da ogni parte. Gli eremiti decisero allora di trasferirsi presso Palermo, sul Monte Pellegrino, già santificato dalla presenza di S. Rosalia. Colà si costruirono delle povere celle, e con l'aiuto del viceré di Sicilia, fecero edificare una cappella e un serbatoio di acqua. Alla morte di Fra Girolamo gli eremiti scelsero Fra Benedetto come loro superiore. Egli fu a Marineo, nell'eremo di Sanzano,per 21 mesi, dal 1556 al 1558. Fece da guida alla comunità di eremiti fino al 1562, allorché da Pio IV furono riuniti all'Ordine Francescano con la revoca dell'autorizzazione loro concessa da Giulio III nel 1550. Il santo veramente aveva pensato di entrare tra i Cappuccini ma, dopo aver pregato Maria SS. in un santuario di Palermo, si rivolse ai Frati Minori dell'antica Osservanza i quali lo ricevettero nel loro convento di Santa Maria di Gesù come semplice fratello laico. Per tre anni i superiori lo mandarono a Sant'Anna di Giuliana, addetto ai più umili servizi, poi lo richiamarono a svolgere le funzioni di cuoco a Palermo, a Santa Maria di Gesù, dove visse fino alla morte. Severo con se stesso, Fra Benedetto fu benevolo verso i confratelli, condiscendente alle loro necessità. Nella misura del possibile si adoperava per preparare quanto sapeva essere di loro gradimento. Durante un capitolo provinciale, essendo stata sospesa la questua a causa di una eccezionale nevicata, le provviste nel convento vennero a mancare. Il cuoco non perse la sua abituale serenità. Prima del riposo notturno, un giorno, con il suo aiutante, riempì di acqua i vasi più grandi che si trovavano in cucina, poi, con una sconfinata fiducia nella Provvidenza divina, si pose in preghiera per tutta la notte. La mattina dopo si recò con il suo aiutante in cucina e trovò nei vasi tanta quantità di pesci ancora palpitanti che bastarono al fabbisogno di tutta la comunità. Un giorno di Natale egli si era lasciato assorbire talmente dall'orazione, che si dimenticò di preparare il pranzo al quale doveva prendere parte anche l'arcivescovo di Palermo, venuto a officiare nella chiesa del convento. Fra Benedetto come al solito non perdette la fiducia in Dio. Disse ai confratelli che potevano ugualmente prendere posto in refettorio e, in un batter d'occhio, servì loro le pietanze preparate alla perfezione da due giovani vestiti di bianco, apparsi nella cucina. Miracoli di tal genere si rinnovarono diverse volte per intercessione del "Santo Moro". Non meraviglia quindi che il capitolo generale del 1578, avendo eretto in Casa di riforma il convento di Santa Maria, abbia sentito il bisogno di nominare Guardiano l'umile Benedetto, benché non sapesse né leggere, né scrivere. Costui supplicò, scongiurò di essere esonerato da quella carica dicendo che non era conveniente che alla testa di religiosi sacerdoti fosse posto un fratello laico. Per vincere la sua resistenza gli fu dato il precetto in virtù di ubbidienza. Il modo di governare di Fra Benedetto giustificò in pieno la scelta dei superiori. Rispettoso verso i padri, caritatevole verso i fratelli, condiscendente verso i novizi, il nuovo Guardiano fu da tutti rispettato, amato e ubbidito senza che nessuno fosse tentato di abusare del suo spirito di umiltà. Un giorno gli capitò di punire un novizio per una colpa grave della quale in seguito fu riconosciuto innocente. Il santo, appena conobbe lo sbaglio, si inginocchiò davanti al novizio e, con ammirazione ed edificazione di tutta la comunità, gli chiese perdono. Da tre anni Fra Benedetto era Guardiano di Santa Maria, quando dovette recarsi al capitolo che si teneva ad Agrigento. La folla fu tanto numerosa sul suo passaggio che parecchie volte egli dovette fuggire per evitarla, oppure camminare durante la notte. Ad Agrigento fu ricevuto in trionfo. L'entusiasmo popolare era provocato dai miracoli che il Santo operava a favore dei malati e dei poveri. Sembrava infatti che il cielo gli avesse dato ogni potere sulla vita e sulla morte. La fiducia che Fra Benedetto riponeva in Dio per tutte le più svariate necessità non aveva limiti. Al fratello portinaio aveva raccomandato di non rifiutare l'elemosina ai mendicanti che si presentavano. Un giorno costui, avendo costatato, dopo una distribuzione di pane, che gliene restava appena a sufficienza per la refezione dei religiosi, aveva rimandato a mani vuote un certo numero di poveri. Benedetto, incontratili, li ricondusse al convento e disse al portinaio: "Poco importa che i pani siano appena sufficienti per i confratelli. Fate l'elemosina a questi bisognosi e la Provvidenza di Dio non verrà meno". Il portinaio ubbidì e al momento della refezione si costatò che nella madia c'erano più pani di quanti non ce ne fossero prima della distribuzione. Fra Benedetto diede ai suoi religiosi l'esempio di tutte le virtù. Egli era il primo al coro, agli esercizi della comunità, nella visita dei malati, nei lavori più umili e più pesanti. Allo scadere della carica, i confratelli, per non separarsi da lui lo nominarono successivamente vicario e maestro dei novizi. Nel dirigerli egli diede prova di una inalterabile dolcezza e di una consumata prudenza. I novizi trovarono in lui una guida sicura, un consigliere illuminato, un padre pieno di tenerezza. Dopo Mattutino era solito spiegare loro le lezioni della Sacra Scrittura recitata nel coro, e svilupparne il senso con una sorprendente facilità. Egli possedeva in modo manifesto il dono della scienza infusa. Gli capitò infatti di dare risposte molto acute a maestri di teologia venuti per consultarlo. A tale dono si univa quello della scrutazione dei cuori. Più di una volta gli capitò di svelare ai novizi le tentazioni che non osavano manifestargli e di aiutarli a superarle. Da maestro del noviziato Fra Benedetto ridivenne cuoco. Egli fu felice di ritrovare la vita di nascondimento che aveva sempre desiderato. Anche in cucina però fu assediato continuamente da ricchi e da poveri. Per ubbidienza riceveva tutti e a tutti rispondeva con inalterabile pazienza. Nel suo grande spirito di mortificazione fu sempre fedele alle sette quaresime annuali, sull'esempio di S. Francesco. Il tempo che gli rimaneva libero, e buona parte della notte, lo impiegava a pregare per la conversione dei peccatori e le necessità della Chiesa. Nel mese di febbraio del 1589 il santo cadde gravemente malato, e Dio gli rivelò che si avvicinava il termine della sua vita. Quando ricevette gli ultimi sacramenti, S. Orsola, verso la quale nutriva una grande devozione, gli apparve inondando la cella di una luce meravigliosa. Morì il 4-4-1589. Pio VII lo canonizzò il 24-5-1807. Le sue reliquie sono venerate a Palermo nella chiesa di Santa Maria di Gesù. Benedetto XIV ne aveva riconosciuto il culto il 15-5-1743. Il suo culto si diffuse dalla Sicilia in tutta Italia, in Spagna, nel resto dell'Europa e anche nelI'America del Sud, dove divenne il protettore delle popolazioni negre. Il senato di Palermo nel 1713 lo scelse come patrono della città. Benedetto XIV lo beatificò nel 1743 e Pio VII lo canonizzò il 24 maggio 1807. La sua festa si celebra a Palermo il 4 aprile, a San Fratello il 17 Settembre e ad Acquedolci nel mese di Agosto.
San Benedetto è venerato, tutt'oggi, in tutto il mondo; ne sono vive testimonianze le statue, le opere e le chiese a lui intitolate, presenti in svariate nazioni.



giovedì 25 giugno 2009

Il 4 luglio ricorrono cento anni dalla nascita di Tommaso Bordonaro


di Santo Lombino
«Avendo il pascoli in un feodo di nome Cannavata doveva portare queste pecore a questo locale. Lo stratale per andare a quel posto doveva passare per Marineo, propio della casa d’abitazione del Regalbuto e non c’era altra via di potere scampare».
«In quello tempo mio fratello adetto a quel posto era ammalato da non regersi impiede. Altri non c’erano, dei miei fratelli dovevo io accompagnare mio zio. Caricato tutto l’occorrente nei muli, ho detto mio zio di preseguire un’altra via secondaria, una mulattiera mezo al bosco di nome Ficuzza per non passare di Marineo. Era il mettà del mese di marzo, l’inverno era stato pesante delle tempeste e il piovere. Abiamo trovato il vero guaio, la mulittiera tutta rotta delle frane e dei torrenti di acqua, ho visto tutti i guai per potere arrivare al locale di ciò. Assistemato tutto, scaricati i muli e messo tutto apposto, dovevo fare ritorno a casa perché i muli il giorno dopo dovevano lavorare che ancora dovevamo finire la semina dei tumolie, la più tardi qualità di frumento per la semina dell’anno: così volevo fare ritorno per la stessa molittiera, ma ero sicuro che prima che fosse scesa la notte io non riuscivo a liberarmi del bosco e del pericolo del mal terreno. Così, ho deciso seguire lo stratale per Marineo e cercare i mezze di non farmi vedere dalla famiglia Regalbuto. Deciso, ho preso la via del ritorno, sono arrivato a Marineo: era ancora giorno alto, non vi era altra via annascondermi a non farme vedere. Il fatto è che non era ancora arrivato quasi 500 metri della casa sua, che la mia ex suocera si trovava al di fuori della sua porta. Vistomi spuntare mi ha conosciuto e viene al mio incontro. Mi ha salutato e mi ha chiesto da dove venivo, mi ha detto di aspettarla a casa sua, che mi doveva parlare di cose importante. Io le ho risposto che non potevo, ma essa per via di insistere mi è convinto di aspettarla. In casa si trovava solo la mia ex fidanzata. Io dopo avere fatto tanto per non vederla doveva essere faccia a faccia soli tutti e due. Per non farme vincere del timore mi sono presentato alla porta senza entrare dentro. Ho visto il mio primo amore in un cantuccio buio della casa, io l’ho salutata per nome e le ho detto: - Buon pomerigio, Rosa -, quello era il nome che la chiamavano. Essa mi ha risposto…»
Così scriveva venti anni fa Tommaso Bordonaro, contadino semi-analfabeta emigrato negli Stati Uniti, nato a Bolognetta il 4 luglio 1909 e scomparso nel 2000. Si era classificato al primo posto nel concorso nazionale per i diari e le memorie inediti, che si svolge ogni anno a Pieve Santo Stefano, in quel di Arezzo. Il racconto della sua vita, esposto in tre quaderni, era stato pubblicato nel 1991 dalla casa editrice Einaudi con il titolo La spartenza e la prefazione della scrittrice Natalia Ginzburg. Un libro diventato ormai un “classico” dell’italiano popolare regionale, presente sia nelle antologie dei libri della scuola elementare, sia nei libri di storia della lingua italiana. Da esso la compagnia del Teatro del baglio di Villafrati ha tratto un atto unico con la presenza di sette giovani attori e la regia di Enzo Toto, rappresentato a Gibellina, Roma, Palermo, Siracusa, Taormina e New York.

mercoledì 24 giugno 2009

Marineo, in preparazione la Dimostranza di San Ciro


di Nuccio Benanti
Sono aperte le iscrizioni per partecipare alla edizione 2009 della Dimostranza di San Ciro. La manifestazione, organizzata dal Comune di Marineo e dalla Confraternita di San Ciro, in collaborazione le associazioni locali, verrà rappresentata a Marineo il 22 agosto.
Per le iscrizioni bisogna compilare l’allegato modulo (visualizza) da presentare presso i locali dell’edificio scolastico, in via Cavour (accanto sede Avis). Aperto tutti i giorni dalle ore 16 alle 19.
Dimostranza: questo scriveva, alla fine dell’Ottocento, Giuseppe Pitré a proposito della manifestazione di Marineo:
«Che cosa sia una Dimostranza può facilmente conoscere chi si dia la piccola fatica di scorrere una pagina sulla drammatica sacra in Sicilia. Dirò nondimeno che essa è una rappresentazione allegorica di un numero indeterminato, ma sempre grande, di personaggi, nella quale viene svolta la vita tutta, o qualche episodio di essa, d’un santo o di una santa. La Dimostranza di Marineo, nota anche nell’antica capitale dell’isola, è certamente uno dei migliori avanzi degli antichi spettacoli del genere».

martedì 23 giugno 2009

Preghiamo per le vocazioni sacerdotali


di padre Ludovico Tedeschi
Carissime famiglie,
il 19 giugno il Santo Padre ha dato inizio all’anno sacerdotale indetto in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars. Sarà un anno dedicato a pregare per le vocazioni sacerdotali e per la santità dei nostri sacerdoti.
Servirà sicuramente ad approfondire la comprensione del sacerdozio ministeriale e a riscoprire i particolari, con i quali dovrebbe essere vissuto per affrontare le sfide di un mondo che cambia. Sappiamo anche della partecipazione di tutta la Chiesa alla missione sacerdotale di Cristo e perciò anche noi come laici vogliamo essere “ponti” fra il cielo e la terra e rinnovarci in questa missione.
Regalare il cuore “tutto al Signore” e allo stesso tempo regalare il “cuore tutto agli uomini”. È una tensione che è vissuta nel cuore di ogni sacerdote e che non si risolve diminuendo il valore di uno dei due aspetti, ma anzi, proprio il contrario: vivendo con radicalità entrambi. Questo permette al sacerdote di vedere la vita con gli occhi della fede e avvicinare le persone al Signore. Il sacerdote è un uomo di Dio, che ha messo le radici della sua vita in un mondo sopranaturale, in cui si sente accolto e in casa. Al contempo si propone la sfida di avere un cuore umano, misericordioso e mite, disposto ad accogliere l’uomo ovunque si trovi: anche quando si è allontanato da quello che il buon Dio voleva da lui. Tutto quello che accade all’uomo interessa intimamente il sacerdote, Dio e l’uomo sono le sue “grandipassioni”.
Abbiamo una corresponsabilità come famiglie cristiane per i nostri sacerdoti e per le vocazioni sacerdotali. Come potrebbe il buon Dio non ascoltare la preghiera di quei genitori che pregano, affinché uno dei loro figli sia chiamato al sacerdozio, se è la sua Divina Volontà? E non potrebbe accadere lo stesso con la preghiera dei nonni per i propri nipoti? Il sacerdozio ministeriale è uno dei grandi regali alla Chiesa, che tante volte lo abbiamo vissuto come un dono, incontrando sacerdoti che ci hanno aiutato ad avvicinarci a Dio e a crescere come persone. Ma non possiamo negare di avere incontrato anche quelli che ci hanno reso più difficile il camino dell’amore per la Chiesa. Pregare per i nostri sacerdoti, per tutti, ma specialmente per quelli che conosciamo: hanno un nome e un volto. La preghiera deve essere concreta, incarnata e così anche verificabile nel suo potere. La preghiera va accompagnata da piccoli gesti, che noi chiamiamo apporti al Capitale di Grazie, fioretti, offerti per questi sacerdoti. Ne possiamo scegliere uno specialmente, per essere durante quest’anno il suo padrino, la sua madrina, “un angioletto”, che prega e offre per lui. Forse questo può portarci anche a riscoprirlo come persona, a comprenderlo di più ed ad aiutarlo come laici a realizzare la vocazione missionaria della Chiesa: costruendo le nostre comunità parrocchiali e dando testimonianza che la Chiesa è la Famiglia di Dio.
Nella gioia di essere chiamato al sacerdozio e di vivere con pienezza questa vita donata agli uomini nell’unità con il Signore e nell’amore materno di Maria, vi benedice con affetto P. Ludovico.

domenica 21 giugno 2009

Tagli alla spesa sanitaria, anche a Marineo chiusura notturna della postazione 118


di Nuccio Benanti
L'assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, ha emanato i primi decreti attuativi del piano di rientro della spesa sanitaria. Anche Marineo rientra nel rientro.
Con un provvedimento, in via di pubblicazione in Gazzetta ufficiale (leggi), cambieranno gli orari del servizio di emergenza in 33 delle 256 postazioni operative in Sicilia. Anche a Marineo si passerà da 24 a 12 ore: verrà quindi abolita l'assistenza notturna dell'autoambulanza.
Le postazioni che in provincia di Palermo faranno solo servizio diurno dalle 12 alle 16 ore saranno quelle di Geraci Siculo, Mezzojuso, Godrano, Castellana Sicula, Caltavuturo, Palazzo Adriano, Giuliana, Camporeale, Montemaggiore Belsito, Marineo, Contessa Entellina, Buseto Palizzolo, Partanna, Alcamo e Paceco. Secondo l'Assessorato i tagli sono stati fatti in postazioni che lavorano meno e immediatamente raggiungibili. Secondo i sindacati degli operatori del 118, che sono già in stato di agitazione, molte di queste postazioni sono invece quelle che lavorano di più.

sabato 20 giugno 2009

Festa del SS. Sacramento, chiusura con l'Orchestra "Tributo a Renzo Arbore"


di Claudio Pesco
A concludere i festeggiamenti in onore del Corpus Domini, organizzati dalla Confraternita del SS. Sacramento, sarà l'Orchestra Italiana "Tributo a Renzo Arbore".
Lo spettacolo si terrà domenica 21 giugno 2009, alle ore 22, in piazza Castello, subito dopo la consegna delle targhe a tutti coloro che hanno realizzato l'infiorata 2009 e i ringraziamenti finali. Al termine del concerto seguirà lo spettacolo pirotecnico in via Nuova.

giovedì 18 giugno 2009

Il giorno della partenza per l’America


di Nuccio Benanti
In una calda giornata di fine agosto il vento caldo portava il ciàvuro del fieno dalla campagna. I bambini giocavano sui marciapiedi, mentre da lontano si sentiva abbanniàre un ambulante.
Micciché, l'autista dell’Ast in servizio sul tratto Palermo-Marineo arrivò puntuale in paese. Dopo aver dato un paio di colpi col piede all'acceleratore, spense l’autobus:
- «Siamo arrivati», disse. Tirò prima il freno a mano e poi dritto dritto verso il bar D’Amore per tuffarsi dentro un bicchiere di granita.
Alcuni passeggeri si erano, intanto, avvicinati alla fermata. Un vecchietto dal volto scuro, bruciato dal sole, accompagnava un uomo di mezza età, giàrno in viso, la moglie e le tre giovani figlie. Il primo a salire fu l'uomo: i suoi capelli grigi, sotto i raggi del sole, prendevano riflessi argentati. Dopo di lui salì la moglie: aveva due occhi grandi; le lunghe ciglia nere, marcate dal rimmel, apparivano ancora più accentuate per effetto dell'ombretto azzurro spennellato sulle palpebre, che intonava perfettamente con il colore delle pupille. Le ragazze, invece, tardavano a salire: stavano ancora ferme in silenzio, scantàte, come se stessero facendo un brutto sogno, e adesso aspettassero che qualcuno le andasse a svegliare.
- «Come on now!»
Al richiamo della madre si presero di coraggio e entrarono, in fila indiana, dalla più grande alla più nìca, come tre acéddi nel nido.
I passeggeri si sistemarono tutti sul lato destro del mezzo, dal cui finestrino si scorgeva la casa dei nonni: un vecchio edificio a due piani con le pareti colore verde pistacchio. Col finestrino aperto, pareva di sentire ancora l'inebriante odore di quella imbiancatura. Si vedevano pure i due enormi lettoni al primo piano della casa, che occupavano quasi tutto lo spazio; ma non riuscivano più ad immaginare le valigie scumminàte sul tavolo, che ormai erano state sistemate da Micciché nel vano portabagagli.
Quando l’autobus iniziò la corsa per Palermo, Sonny apparse la più sofferente delle ragazze. Aveva comprato una copia di Donna Moderna per il viaggio, che teneva tra le mani, ora fredde e tremanti. Il suo pensiero era fermo ad una gelida sera invernale, a Garfield, nel Niù Joisi, quando il padre tornato dal lavoro aveva annunziato trionfante di avere ottenuto due mesi di ferie estive che tutta la famiglia avrebbe trascorso in Italy, a Marineo, suo paese d'origine. Gli entusiasmi non furono eccessivi. Sonny, in particolare, aveva della Sicilia un ricordo assai offuscato, risalente a dodici anni prima, quando non era che una piccirìdda. Ricordava solo questo: una lunga fila di muli adornati a festa con nastri colorati che sfilavano per le vie del paese per portare frumento a san Ciro. Tutto attorno una folla vociante e plaudente. Mille scrùsci si accavallavano: c'era la banda musicale, i venditori di cubàita e botti fragorosi di petardi e mortaretti.
D'improvviso la ragazza smise di sfogliare la rivista, chiuse gli occhi, ritornando alle opache immagini della memoria. Per ogni ricordo che affiorava altri cento sembravano venire a galla. Quella fredda sera, in America, la madre litigò violentemente con il padre e cercò di dissuaderlo da quel viaggio massacrante, portando come valide argomentazioni il caldo, le zanzare, la mancanza delle comodità. Ma a nulla valse ciò. L'uomo rimase convinto dei suoi propositi, e chiuse la discussione.
Il viaggio fu organizzato nei minimi particolari. Già due settimane prima della partenza, iniziò una serie interminabile di visite. Erano tutti emigrati che raccomandavano al padre di portare i saluti ai parenti. E ognuno lasciava un pacchettino, sicché riempirono tre intere valigie che si trascinarono dietro solo per fare una cortesia ai compaesani.
Saliti tre nuovi passeggeri a Misilmeri, Sonny riprese a navigare libera nei ricordi di quella grande festa che tanto aveva colpito la sua fantasia di bambina. Chiuse gli occhi e si rivide piccola, morta di scànto, a causa di terribili scoppi che l'avevano fatta svegliare la mattina presto. Non riusciva a capacitarsi del motivo che spingeva tutta un'intera folla a passeggiare avanti e nnarré, quando per percorrere pochi metri, visto l'assembramento, occorrevano decine di minuti. Sembrava di essere in un formicaio; e poi, stranamente, ridevano tutti, uomini, affogati da cravatte multicolori, e donne, vestite elegantemente con abiti comprati apposta per l'occasione, sgomitavano a destra e a manca pur di guadagnare un po’ di spazio tra la gente che si affollava davanti alla chiesa. Al centro della piazza, una passerella di personaggi in costume d’epoca recitavano la Dimostranza. Sulle bancarelle poste ai lati della strada si vendeva di tutto. Sonny quella volta mangiò tanto zucchero filato da star male. Il culmine della festa giunse puntuale: la sera, variopinte luminarie inondavano di luce le vie del paese. E lì, in processione, sfilarono in silenzio migliaia di persone con le candele in mano, e le donne con i piedi scalzi, commosse a pregare dietro la vara del Santo: “Diu vi sarvi santu Ciru…”. Lei era là in mezzo, tenera, felice e spensierata con la torcia in mano.
- «Siamo alla stazione di Palermo», disse il padre. E Sonny provò improvvisamente un brivido; poi abbassò lo sguardo e si rivide ancora una volta piccola, indifesa, aggrappata ai nonni, con le trecce disfatte piangere di vero cuore il giorno della partenza per l’America.
* Liberamente tratto da: Nuova Marineo...

domenica 14 giugno 2009

Una notte da non dimenticare


di Giovanni Perrone
E’ stato bello fare “quattro passi” con mia moglie per il Corso dei Mille mentre decine e decine di marinesi si davano da fare per allestire i quadri dell’infiorata.
Un clima di festa e di operoso lavoro. Generazioni diverse (dal bambino all’anziana signora) dall’operaio, all’agricoltore, allo studente, all’affermato professionista, al pensionato; tutti al lavoro per realizzare, in un’interazione dinamica, un’opera che è caratterizzata dal bello e dal significativo. Oltre alla dimensione estetica, infatti, ogni quadro ha un messaggio da trasmettere. Non una notte da consumare, ma una notte da costruire insieme. Non una notte finalizzata a se stessa, ma una notte per preparare degli splendidi tappeti sui quali passerà il Salvatore.
Una notte di sana competizione tra persone, associazioni, congregazioni, stili diversi per costruire un “bene comune” in cui nessuno è più bravo dell’altro, ma tutti fanno del loro meglio e perciò sono da apprezzare.
Non una notte avuta e gestita da altri, non una notte di alienazione, ma una notte conquistata da ciascuno con dura fatica e gioioso impegno.
Una notte che può insegnare tanto a tutti, agli educatori, agli amministratori, alle famiglie, alle associazioni, alle istituzioni ed ai semplici cittadini.
La fatica del raccogliere i fiori di prima mattina e nell’eseguire l’opera, il progetto da realizzare e da condividere, il lavoro generoso e costante di tutti, il messaggio da scegliere, le competenze da valorizzare, l’interazione tra generazioni diverse, l’impegno nel custodire quanto realizzato, il rapporto sereno con le centinaia di visitatori, il senso della meraviglia e la cura dei particolari, la dimensione estetica ed etica, la valutazione, la soddisfazione per il lavoro svolto, ma anche il desiderio di fare meglio… Ed infine, la possibilità di ritirarsi qualche minuto in preghiera in chiesa, davanti a Colui che dava motivo all’intenso lavoro: la dimensione della contemplazione e della gratitudine di cui oggi tutti abbiamo bisogno. Sono aspetti che fanno parte di una buona e dinamica società. Ecco perché dobbiamo essere grati a quanti hanno ideato questa iniziativa, a quanti l’hanno realizzata, a quanti in vario modo l’hanno sostenuta ed incoraggiata. Al di là dei limiti che ogni attività umana porta con sé, se lo vogliamo, questa notte di festa ha tanto da insegnarci, specialmente per il futuro di ciascuno e della nostra comunità.

giovedì 11 giugno 2009

Viaggio in Turchia sulle orme di San Paolo


di Salvatore Lo Faso
Dal 5 al 12 agosto il Santuario Santa Maria della Dayna propone un viaggio organizzato in Turchia intitolato “Sulle orme di San Paolo”, in occasione dell’anno diocesano dedicato al santo di Tarso.
Tappe importanti che hanno segnato la vita di San Paolo accompagneranno i visitatori a gustare le meraviglie di Instabul, Balikesir, Smirne, Efeso, Tarso, Capadocia etc.
Il viaggio ha un costo di 1.230 euro, compreso di trasporto aereo e sistemazione in hotel 4 stelle, pensione completa. Per ulteriori informazioni rivolgersi a Padre Salvino (091 8725 133) o alla Sig.na Vaccarino 091 8725 569 o visitate il sito del Santuario di Santa Maria della Dayna per scaricare il programma del viaggio.

mercoledì 10 giugno 2009

La Rocca di giugno in distribuzione


di Nuccio Benanti
Da giovedì 11 giugno in distribuzione il nuovo numero del giornale "La Rocca". 
Il periodico della Fondazione Arnone sarà disponibile, gratis, nelle edicole di Marineo, Bolognetta e Villafrati. Scaricabile anche in versione pdf (leggi). All’interno troverete l'inserto dedicato all’Unione dei Comuni Dall’Eleuterio a Rocca Busambra.
In questo numero: Gabbati e contenti; La festa del Corpus Domini; Bolognetta: un sottovia che non serve?; Se Battello fa rima con Pirandello; Scout, ai Cigni il Palio di San Giorgio; Misericordia, i volontari in Abruzzo; A Palermo la chiusura dell’anno giubilare corradiniano; Corpo Forestale: a scuola per l’ambiente; Pittura siciliana su vetro a Roccabianca; Joseph Maneri; le foto del gemellaggio di quest'anno ed altro ancora. 

martedì 9 giugno 2009

Confraternita del SS. Sacramento: ecco il programma per «L'ottava di lu Signuri»


di Claudio Pesco* 
Anche quest’anno si svolgerà a Marineo, dal 11 al 21 giugno 2009, la festività del Corpus Domini, nota come “L’ottava di lu Signuri”.
Per otto giorni l’Ostia Divina verrà portata in processione per le vie del paese per benedire le famiglie, dare conforto alle persone sole, sollievo ai bisognosi, speranza alle giovani generazioni. Tale evento (programma) è minuziosamente curato dalla Confraternita del SS. Sacramento, che di anno in anno cerca sempre di arricchirlo con iniziative nuove. Preghiera, fede, gioia, musica, colori e tanti sorrisi: sono questi gli elementi che caratterizzano questo evento.
Il giorno più solenne di tutta l’ottava è la domenica: alborata, tamburi, banda musicale riempiono la prima parte del giorno; nel pomeriggio particolarmente suggestiva è la processione, alla quale partecipano tutte le confraternite del paese, i bambini della Comunione e centinaia di fedeli. Lungo il percorso è possibile ammirare le belle coperte che le famiglie mettono in mostra sui loro balconi come segno di rispetto per Gesù, le porte aperte delle case e i cestini pieni di petali di fiori che vengono lanciati al passare dell’Ostia Consacrata. E poi tante benedizioni, una per ogni altare che viene appositamente allestito lungo il percorso della processione.
Ma la festività del Corpus Domini, a Marineo, si caratterizza anche per le sue infiorate artistiche: variopinti “tappeti” di fiori si diramano lungo il corso principale del paese emanando il loro profumo e offrendo ai visitatori uno spettacolo gioioso di colori e ai vari gruppi di infioratori la possibilità di confrontare i propri lavori.
Quest’anno verrà realizzata la  1^ infiorata notturna, nella notte tra il 13 e il 14 giugno. Diverse sono le fasi che portano alla realizzazione dei quadri: la fase preliminare è la raccolta dei fiori, poi è necessario eseguire il disegno sulla strada e, infine, si procede a depositare i petali variopinti al fine di ottenere gli effetti artistici voluti.
Si tratta di magici capolavori, carichi di suggestioni emotive e culturali, collegati ai temi della tradizione religiosa.
Quando la domenica sulle bellissime infiorate passa la processione, lo scopo religioso è raggiunto: i preziosi tappeti di fiori ormai possono essere calpestati da tutti: di queste opere non resta più nulla, tranne le foto e i filmati che le hanno immortalate, nonché l’entusiasmo di chi le ha realizzate.
* Superiore della Confraternita del SS.Sacramento

lunedì 8 giugno 2009

Il più votato a Marineo è Cimino. Romano batte Antinoro e Tripi è il primo nel Pd


di Nuccio Benanti
Elezioni Europee. Cimino è il più votato a Marineo con 568 voti: supera anche Berlusconi, che prende solo 356 preferenze. Nell'Udc il primo è Romano, con 399 voti; a seguire Antinoro con 287. Nel Pd Tripi prende 335 voti; bene anche la Borsellino con 246. Lombardo ha avuto 112 voti. L'analisi del voto delle Europee è fondamentale anche per capire dinamiche interne alle tre forze politiche presenti a Marineo.

DI PIETRO ITALIA DEI VALORI (voti 111)
ORLANDO LEOLUCA (62)
DI PIETRO ANTONIO (33)
ALFANO SONIA (25)
ARCURI EMILIO (1)
CALORENNE PAOLA (2)
DE MAGISTRIS LUIGI (22)
MESSANA SALVATORE  (0)
UGGIAS GIOMMARIA (0)

RIFOND.COMUNISTA (voti 40)
HACK MARGHERITA (11)
CATANIA GIUSTO (9)
BUNETTO ANNA MARIA (3)
GOVERNALI RENATA (0)
MONTALTO PIERPAOLO (0)
RUSSO GAETANA (0)
STOCHINO LAURA (0)

LIBERAL DEMOCRATICI (voti 9)
MELCHIORRE DANIELA (0)
PORCHEDDU GIOVANNI (1)
CAPASSO MARIO (0)
CARRUS GIUSEPPE (0)
CORPINO FRANCO (0)
MANCUSO GIUSEPPE (0)
MAIOLINO PAOLINO (1)
PAPARELLA BEATRICE (5)

FIAMMA TRICOLORE (voti 13)
ETZI IGNAZIO (0)
SCUTO ALFIO GIUSEPPE (0) 
FABRIZIO MARIA (0)
CANTALI ANTONINO (0)
BASONE GASPARE (1)
BARRACO EUGENIO (1)
BARONE SALVATRICE (1)

PARTITO DEMOCRATICO (voti 585)
BORSELLINO RITA (246)
BARRACCIU FRANCESCA (19)
BARBAGALLO GIOVANNI (159)
BONO MARIOLINA SCIACCA (7)
CROCETTA ROSARIO (52)
TIMBRO MARIA FLAVIA (13)
DETTORI BRUNO (0)
TRIPI ITALO OVIDIO (335) 

LEGA NORD (voti 2)
BOSSI UMBERTO (0)
BRIGANDI' MATTEO (0)
MARAVENTANO ANGELA (0)
MORLE' MAURO (0)
PIU MASSIMILIANO (0)
PORRETTO ORSOLA (1)
FLORIS MARIA GRAZIA (0)
MENDOLIA CATERINA (0)

LISTA PANNELLA-BONINO (voti 27)
PANNELLA GIACINTO (11)
BONINO EMMA (14)
CASU ANTONELLA (2)
ROSSI ALDO LORIS (0)
PUGGIONI MARIA (0)
CICCARELLI GIANMARCO (0)
CORLEO DONATELLA (0)
CICCIOMESSERE ROBERTO (0)

UNIONE DI CENTRO (voti 548)
ROMANO SAVERIO (399)
NARO GIUSEPPE (18)
ANTINORO ANTONELLO (287)
GIANNI GIUSEPPE (57)
BRANDARA MARIA (11)
LANTIERI ANNUNZIATA (11)
MELIS GIAN BENEDETTO (1)
VINDIGNI CONCETTA (96)

SINISTRA E LIBERTA'(voti 21)
VENDOLA NICOLA (4)
FAVA CLAUDIO (4)
BORGHERO ANGELA (0)
COGODI LUIGI (0)
ERICE MARIA (4)
GALLO ROSARIO (0)
GAROFALO ARCANGELA (0)
RELLA MAURIZIO (0)

IL POPOLO DELLA LIBERTA' (voti 1041)
BERLUSCONI SILVIO (356)
CALIA MADDALENA (2)
CIMINO MICHELE (568)
IACOLINO SALVATORE (194)
LA VIA GIOVANNI (108)
MASCI FRANCESCA (3)
SANZARELLO SEBASTIANO (8)
STRANO ANTONINO (146)

LA DESTRA-MPA (voti 282)
CUCCUREDDU FRANCO (76)
DI MAURO GIOVANNI (21)
LO CURTO ELEONORA (3)
LOMBARDO RAFFAELE (112)
LO MONTE CARMELO (75)
MUSOTTO FRANCESCO (50)
MUSUMECI SEBASTIANO  (28)
SGARBI VITTORIO (11)

Elezioni Europee a Marineo: il Pdl si rinforza, Pd e Udc si salvano dal crollo


di Nuccio Benanti
A Marineo il Pdl sale al 39%. Il Pd si sgonfia un poco e si ferma al 22%. L’Udc resta un punto e mezzo sotto con il 20,5%. Lombardo si può consolare col 10%. Male per Di Pietro, che raccoglie solo il 4%. Considerati uno per uno, restano ininfluenti le percentuali dei piccoli partiti.

venerdì 5 giugno 2009

Questa volta voto...


di Emma Bonino
Il 6 giugno si vota per mandare 72 deputati italiani al Parlamento europeo. Ovviamente Berlusconi non ha problema a mandarne molti dei suoi, lo stesso il Pd di Franceschini, o Di Pietro o Casini. Nessuno di loro ha il problema di superare il 4%. Un deputato in più in meno del Pdl o del Pd o dell'Idv non cambia niente. Una sentinella radicale può fare la differenza. 

martedì 2 giugno 2009

Ora ho la tessera di giornalista, ma la patente di cittadino ce l'avevo già


di Pino Maniaci
Con l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti, si e’ chiusa per me una vicenda dolorosa ma che continuo a ritenere grottesca. 
Finalmente non potra’ piu’ essere utilizzata strumentalmente contro di me l’accusa di svolgere "abusivamente" la professione giornalistica. Ho continuato per mesi a ripetere che l’informazione libera non puo’ sottostare alle regole imposte da una legge, quella che istituisce l’Ordine, per molti versi anacronistica, viste le trasformazioni epocali del mercato dell’informazione. Ringrazio di cuore tutti coloro che mi sono stati vicini, l’Ordine nazionale dei giornalisti, il sindacato, molti, davvero molti colleghi. E soprattutto l’Associazione Articolo21 che ha fatto della mia battaglia di liberta’, la battaglia di tutti coloro che credono nel diritto. Ora ho la mia tessera, che mi mette al riparo dalle imboscate dei tanti non certo soddisfatti del lavoro che svolgiamo giorno dopo giorno a Tele Jato. Ma vorrei ricordare che la patente di cittadino ce l’avevo gia’. Ed e’ con quella soprattutto che intendo continuare a fare informazione e onorare l’articolo 21 della Costituzione.

La Gattoparda chiude la quarta rassegna di teatro contemporaneo a Villafrati


di Teatro del Baglio
Sabato 6 giugno, alle ore 21, si conclude la Villafrati la quarta rassegna di teatro contemporaneo di ricerca organizzata dal “Teatro del Baglio”. In scena “La Gattoparda/La notte del ballo”, di Miriam Palma e Lina Prosa con Miriam Palma, Magda Vicari, Franca Zangara, paesaggio sonoro Antonio Leto e Miriam Palma, luci Marcello D’Agostino, ambientazione video Antonio Leto, supervisione storica Anna Barbera, foto Marilena Macaluso, con la partecipazione straordinaria delle donne del Laboratorio “Teatro Studio Attrice/Non”.
La Gattoparda abita in un palazzo abbandonato, padrona di un tempo dai confini confusi, mescolati. Tutto può ancora cominciare o essere già concluso. In questa dimensione nebbiosa assume fantasmatiche sembianze di sposa reduce da un ipotetico banchetto che potrebbe essere avvenuto ne Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa o nel film omonimo di Luchino Visconti, oppure non essere mai avvenuto se non nei suoi sogni. In ogni caso la Gattoparda ha a che fare con la resistenza e la metamorfosi, la pienezza dello stare e la leggerezza del passare.
La Gattoparda c’è e non c’è. E’ immobile e spregiudicata, fatalista e rivoluzionaria, peccatrice e innocente, è viva e morta, è storia e sogno… Lo spettacolo non vuole definirne i contorni. La creatura appartiene all’archetipo femminile siciliano. E’ specifico il suo stare “intanata” negli spazi nascosti e sotterranei della storia e della cultura. Un contatto con il suo corpo concede di amarne il profumo profondo, intatto, come un’ondata di gelsomino che stordisce il passante in qualche luogo del sud.
Il racconto è sospeso. Scommette su un altro evento poetico, il possibile matrimonio tra Gattopardo e Gattoparda, tra finzione e realtà. Per prepararne il rito la drammaturgia va verso la forma del “giallo”. Il contesto contemporaneo è affidato, in voce e video, a Jean-Paul Manganaro, autore della più recente traduzione francese del Gattopardo, deus ex machina del banchetto, portatore “straniero” del romanzo all’interno dello spettacolo.
La creazione teatrale si struttura così sulle lingue sparse dei diversi piani narrativi, il siciliano, l’italiano, il francese. Alla macchina scenica delle trasformazioni dà corpo, voce, suono e canto Miriam Palma, coadiuvata da Magda Vicari e Franca Zangara, rispettivamente Justine e Magdaleine, due serve di scena che amplificano fino al divertissement la materia prima, a volte necessariamente caotica, dello spettacolo: la perpetuazione del rito della festa, del ballo.