giovedì 6 novembre 2008

Occidente e oriente, cristiani e mori nella più classica delle battaglie


In un noto saggio intitolato De insula, Antonino Buttitta spiega che una diagonale costituita dalla dicotomia identità vs alterità attraversa a livello profondo l’orizzonte ideologico dell’uomo.
Per l’antropologo palermitano si tratta di una opposizione ambigua, poiché «i suoi poli sono infatti avvertiti e vissuti alternativamente e addirittura parallelamente tanto con valenze positive quanto negative». Così, una terra lontana come l’Oriente può apparirci: ora come il luogo della luce nascente, della Via della seta e della cometa, terra di residenza dei Magi; ora come la dimensione dell’ignoto, dei mostri, il posto abitato da popolazioni che mangiano i bambini, dove avvengono cose strane, appunto, cose turche. Allieva di Buttitta, Gabriella D’Agostino, in Da vicino e da lontano. Uomini e cose di Sicilia (Sellerio), si occupa di una tematica presente in tanti aspetti della cultura europea e collocata all’interno di questa più generale dicotomia: lo scontro tra il bianco e il nero. Quella combattuta da Mori e Cristiani è la più classica delle battaglie, che affonda le sue radici nel più antico degli incontri-scontri di civiltà e che vede, faccia a faccia, occidentali e orientali, grecoromani e barbari, uomini e cavalli bianchi e neri, fedeli e infedeli, paladini di giustizia e ganidimagonza. (continua)

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