Il presepe è una forma di teatro, che si fonda sulla costruzione, tra le pareti domestiche, di uno spazio sacro, entro il quale il tempo si rinnova, come annualmente si rinnova la fioritura nei campi.
Nella commedia di Edoardo De Filippo, Natale in casa Cupiello, c'è una famiglia lacerata da contrasti insanabili e, per il protagonista, la costruzione del presepe rappresenta la via di fuga, lo spazio simbolico, mitico e idillico dove è possibile ritrovare la serenità perduta.
Come spiega Antonino Cusimano in un suo saggio: «il presepe è uno spazio di domestica rappresentazione del mondo, orizzonte di segni e di figure a noi familiari, partecipato a tutti, allegoria del paese ideale, microcosmo di una realtà sognata più che vissuta, luogo povero, dove i conflitti si stemperano e lasciano spazio alla natura e all'armonia». Per l'antropologo mazarese, il presepe è, infatti, essenzialmente «una forma di teatro antico e ingenuo», il racconto di un evento centrale che si fonda sulla costruzione di uno spazio sacro entro il quale il tempo si rinnova, come annualmente si rinnova la fioritura nei campi.
Collocato tra le pareti di una stanza, avvolto nel gioco misterioso delle luci intermittenti e colorate, l’intero universo viene concentrato in pochi centimetri quadrati. Nel piccolo spazio di questa rappresentazione c'è tutto l'essenziale per la vita e non solo: c'è la sfera divina, c'è la sfera naturale, c'è lo spazio culturale, quest'ultimo rappresentato dal lavoro e dai gesti quotidiani compiuti dai personaggi. Il centro della rappresentazione è la grotta con Gesù Bambino, dove converge il mondo: la luce della stella, la sabbia delle strade, i passi e gli sguardi dei pastori che portano offerte. Infine, vigile su tutti, l'occhio compiaciuto dell'architetto costruttore, che ora diviene anche spettatore.
Ogni anno immutato resta l'impianto complessivo della rappresentazione: cioè l'idea della comunità cristiana, il racconto di un viaggio simbolico verso la propria Gerusalemme celeste.
Nessun commento:
Posta un commento