«Cavalli e uomini s’assomigliano proprio. Avevo uno stallone, Billy Lee, nero come un gatto e snello come un daino, con l’occhio di fuoco, smanioso di lanciarsi, e capace di battere in velocità qualunque corridore di Spoon River e dintorni. Ma quando eri sicuro che ce l’avrebbe fatta, con un vantaggio di cinquanta e più yard, s’impennava e sbalzava il fantino, e cadeva riverso, aggrovigliato, del tutto scoppiato. Capite, era una vera truffa: non era capace di vincere, non era capace di lavorare, era troppo leggero per trainare l’aratro, e nessuno lo voleva per far razza. E quando cercai di montarlo – be’, mi sfuggì di mano e mi ammazzò».
lunedì 9 giugno 2008
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