mercoledì 6 agosto 2014

Storia della Parrocchia di Marineo: l'attentato all'Arcivescovo Celesia


di Nuccio Benanti
“La sera del 10 corrente in Marineo furono esplosi due colpi di fucile alla finestra della stanza dove dormiva l’Arcivescovo di Palermo, ivi giunto il mattino per la sacra visita. Il sindaco di quel comune ci manda, coll’invito di pubblicarla, una deliberazione di quel Consiglio, colla quale si protesta contro quell’odioso attentato”. 
L’arcivescovo Michelangelo Celesia il 10 novembre 1872 fu ospite a Marineo, in occasione della sua prima visita pastorale nella diocesi di Palermo. Scesa la notte fu fatto segno di un grave attentato: vennero sparati due colpi di fucile caricato a pallettoni, che frantumarono la finestra della stanza in cui dormiva. L’arcivescovo ne uscì illeso, ma fu tanta la paura per lui e per i suoi collaboratori. Il consiglio comunale di Marineo dovette riunirsi, con urgenza, la mattina dell’11 novembre per condannare l'accaduto "da attribuirsi a sola mano di forsennati ed esecrandi individui per disturbare la pace" e nel contempo “esternare i sentimenti di simpatia al prelodato Monsignore Arcivescovo, invitandolo a rimanere in paese per completare la sua pia missione”. La delibera, a firma del notaio Mariano Triolo, fu inviata al Giornale Officiale d’Italia per la pubblicazione e, per conoscenza, al Prefetto. Gli inquirenti non riuscirono mai a comprovare le circostanze e le motivazioni dell'attentato, ma sostennero la tesi che "quei colpi furono sparati unicamente per ispaventare l'arcivescovo" e non per ucciderlo. Di origini nobili e appartenente all’ordine benedettino, il cardinale Celesia fu definito dai suoi avversari "un reazionario" a causa della sua posizione intransigente e papista, di contrarietà al processo rivoluzionario e unitario italiano. Dopo il 1860 si era, infatti, rifiutato di giurare fedeltà al nuovo Governo, obiettando di avere già prestato giuramento al precedente ordine borbonico. Per questo motivo dovette rifugiarsi per un periodo in esilio a Roma: "Il vescovo di Patti che non scende a patti", disse di lui Pio IX. Nel concistoro del 10 novembre del 1884, Leone XIII lo creò cardinale. E non mutò mai il suo atteggiamento particolarmente duro nei confronti delle autorità politiche e contrario alla commistione tra riti religiosi e solennità civili. Fautore della linea legalitaria e contrario a ogni tendenza sovvertitrice, all'indomani dei moti dei Fasci siciliani non esitò a schierarsi contro i contadini rivoltosi definendoli "socialisti anarchici". Il porporato si spense il 14 aprile 1904, all'età di novant'anni.