giovedì 26 settembre 2013
Documenti. Storia della Parrocchia di Marineo: arciprete Silvestre Inglima
di Nuccio Benanti
MARINEO. "Al capezzale dei moribondi e dei poveri fu sempre largo di aiuti, conforti e sussidi. Le sue prediche e i suoi discorsi erano sempre ispirati a principi di libertà e progresso. I suoi scritti rilevano l’altezza del suo ingegno e lasceranno indelebile il suo nome".
Con tale motivazione, per "rendere imperitura la memoria" del sacerdote, il 23 settembre 1918 il consiglio comunale di Marineo intitolò la piazza principale del paese all’Arciprete Silvestre Inglima. Nacque a Marineo il 12 marzo 1879. Dopo gli studi in teologia e la formazione al sacerdozio presso il seminario arcivescovile di Palermo, dove si distinse per "capacità ed intelligenza", tornò in paese. Monsignor Inglima fu nominato parroco nel dicembre del 1909: qui iniziò un'intensa opera di restauro della Madrice e di apostolato tra i parrocchiani. "Cuore generoso senza limiti dava ai poveri quanto poteva, senza calcoli o misure". Inoltre, fortemente impegnato nel sociale, dal 1909 al 1918 lavorò per stroncare la piaga dell’usura, che era molto diffusa in paese: a questo scopo fondò la Cassa Rurale di Marineo. Non sempre i suoi interventi nella vita pubblica furono graditi ai notabili del paese, che lo contrastarono. Con l’inizio della Prima guerra mondiale volle istituire l’ora di adorazione domenicale “per ottenere da Dio l’avvento della pace”. Ebbe, inoltre, l’incarico del Ministero della Guerra di comunicare ai familiari i nomi dei soldati morti, feriti e dispersi. Per l’opera caritatevole in favore delle vedove e degli orfani di guerra gli verrà conferita una medaglia al valore militare. Oltre a soccorrere e portare conforto alle vittime del primo conflitto mondiale, si dedicò alla cura dei malati con grande senso di carità. Molte notizie sulla sua vita e sulla improvvisa scomparsa sono tratte dall'elogio funebre scritto dal professore Marco Bongiorno. Fu in seguito alla visita ad uno dei più poveri dei suoi parrocchiani, un anziano febbricitante che abitava in un umile tugurio, che contrasse il virus influenzale che in quegli anni mieteva più vittime della stessa guerra. Il 16 settembre 1918, a soli 39 anni, morì stroncato dalla «febbre spagnola».