domenica 15 settembre 2013

Documenti. Storia della Parrocchia di Marineo: il vescovo Carmelo Valenti


di Nuccio Benanti
MARINEO. La Storia della Parrocchia di Marineo è costellata di vite di religiosi che hanno lasciato, con la loro testimonianza di fede, un’impronta indelebile: molti di questi hanno svolto il servizio pastorale in paese, altri hanno invece portato la loro missione in luoghi più o meno lontani.
Carmelo Valenti nacque a Marineo il 2 marzo 1789. Venne al mondo in casa di gente semplice e timorata di Dio: i genitori, Giorgio Valenti e Gaetana Perretti, daranno alla Chiesa un vescovo e un parroco. La sua formazione iniziò nel 1817, presso la comunità dei redentoristi di Palermo. La congregazione del SS. Redentore era stata fondata nel 1732 da S. Alfonso Maria de’ Liguori per l’assistenza religiosa alle classi povere. Entrato nell’ordine, Carmelo completò la formazione teologica nel collegio di Deliceto (Foggia) e presso l’istituto di Pagani (Salerno). Tornato a Palermo, all’Uditore, fu più volte ministro e rettore della comunità redentorista. I tratti sulla personalità del sacerdote sono descritti dal p. Michele Addrizza C.Ss.R. nell’elogio funebre recitato il 2 novembre 1906 nel Santuario della Madonna del Paradiso, in occasione della traslazione dei suoi resti alla Chiesa Cattedrale di Mazara: “rapiva con sua eloquenza i palermitani nelle varie chiese della città”, si recava premuroso a portare conforto ai fratelli nelle carceri e negli ospedali, “la grandezza del suo cuore tutti abbracciava, tutti accoglieva, poveri e ricchi, dotti e ignoranti, padroni e servi”. L’episodio che segnò profondamente la sua vita fu la morte cruenta del fratello maggiore, Ignazio Valenti, parroco di Marineo, rimasto ucciso nel 1837 nel corso di una violenta sommossa popolare, mentre in paese infuriava il morbo del colera. Il sacerdote corse a Marineo per confortare la famiglia e dare degna sepoltura al fratello maggiore. Nei giorni che seguirono fu protagonista di un grande gesto di misericordia: si recò prima a Palermo e poi a Napoli per chiedere la grazia per gli uccisori, che erano stati condannati alla pena capitale! La carità, la misericordia e la nobiltà d'animo di padre Valenti non passarono inosservate. Così, nel concistoro del 27 settembre 1858 fu nominato, da Papa Pio IX, Vescovo di Mazara. Fedele alla missione redentorista si fece personalmente carico di far costruire un acquedotto di cui quella città aveva estremo bisogno. Ricollegabile a questo speciale intervento anche l’episodio del “miracolo della pioggia” verificatosi dopo un lungo periodo di siccità, ed attribuito dalla popolazione proprio alla presenza di monsignor Valenti. Il Vescovo di Mazara si spense il 22 settembre 1882, lasciando i suoi averi al seminario, alle suore e al capitolo del suo ordine, mentre il denaro contante di cui aveva disponibilità (680 onze) venne distribuito tra i poveri della sua diocesi. “Farà impressione – si legge nel suo testamento – che nulla lascio ai miei nipoti; ma ognuno ben sa, che io nulla portai da casa mia, e che il denaro della messa non è dei vescovi; ma che tolto per essi un modesto mantenimento, tutto il resto è della Chiesa e dei poveri”. La sorella del religioso fece edificare a proprie spese un “monumento” all’interno della chiesa Cattedrale di Mazara del Vallo, nella cappella della Vergine Addolorata cui era particolarmente devoto. I suoi resti riposano ai piedi di quell'altare.