venerdì 7 marzo 2014
Cultura materiale in Sicilia. Marzo e aprile: la zappuliata di lu lavuri
di Pippo Oddo
L’immagine, oramai invero rara, racconta non già una qualsiasi operazione di zappatura di un campo, ma la seconda scerbatura dei cereali, che si effettuava (a seconda dall’altitudine) tra marzo e aprile.
Vi prendevano spesso, troppo spesso, parte anche dei bambini di sette-otto anni, che erano guardati a vista dal padre e comunque da un adulto che si assumeva l’onere d’insegnar loro a riconoscere le erbe infestanti e a stare attenti a schivare le pianticelle di grano, che anche in erba erano tenute nella considerazione di grazia di Dio. A tale proposito mi limito a dire che a quelli della mia generazione che sono stati iniziati dal padre alla “zappuliata” del grano risuoneranno ancora le orecchie per i ceffoni ricevuti quando confondevano la pianticella domestica (grano, orzo o avena) con una di cereale selvatico e infestante, come la “jina” o il “mazzulinu”. «Con l’arrivo del clima più mite di marzo – si legge nel sito del comune di Lucca Sicula –, i germogli iniziavano la loro crescita e contemporaneamente nel campo seminato, crescevano molte piante infestanti, che avrebbero danneggiato le giovani piante di grano. Per cui si provvedeva ai lavori di scerbatura (Scurritina), l’estirpazione a mano delle erbe estranee. Nel mese di aprile si procedeva al lavoro della “zappuliata di lu lavuri”, cioè il contadino munito di una zappa piccola e stretta (zappudda), liberava il campo dalle seguenti erbe nocive: loglio (giogghiu), Avena selvatica (Jina), aneto (anitu), meliloto (treu), sulla (sudda), malva (marva), papavero (paparina). Per completare un buona annata ci si augurava qualche pioggerellina di aprile, una graduale risalita della temperatura e venti carezzevoli nel mese di maggio».