L’ordine delle confraternite e dei fedeli nelle processioni è rigidamente strutturato.
La posizione di ciascuno rispetto alla vara è indice di gerarchie sociali riconosciute. Un ordine della società naturale dato da dinamiche generazionali e dall’altro a quelle socio-economiche e politiche.«I riti, in particolare la struttura delle processioni, pur apparentemente prefiggendosi lo scopo di testimoniare la devozione di tutti i ceti e le classi di età, di fatto confermano e ne giustificano la stratificazione. Mediante le confraternite o privilegi particolari, le varie categorie professionali tendono nelle processioni a esibire, attraverso l’ostentazione dell’impegno devozionale, la loro forza economica» (Buttitta 1996: 264).
Nella processione di san Ciro, i confrati indossano un abitino di velluto rosso. Si tratta di un doppio pettorale con un ricamo dorato: la palma. Il colore rosso e la palma sono ritenuti simboli del martirio del santo. Inoltre, portano attorno al collo un medaglione d’argento raffigurante il patrono. Segno distintivo del superiore è il colore oro del medaglione e la presenza di una crocetta.
Dopo la confraternita si sistema il clero: il parroco, alcuni sacerdoti marinesi ritornati in paese per l’occasione festiva, i frati francescani del convento di Marineo e le suore del collegio di Maria, accompagnati da un gruppetto di chierichetti.
La vara è un’impalcatura lignea del ’700, decorata sui lati da alcuni dipinti che narrano la storia di san Ciro. Inizialmente era portata a spalla dai deputati, ma nel dopoguerra si decise di trasportarla su una macchina donata da un devoto. La struttura è sistemata in modo tale da fare vedere solo le ruote e la parte anteriore dell’automobile: una Fiat degli anni Quaranta.
La macchina deve sostare solo nelle chiese, nelle cappelle e in alcuni «luoghi deputati, che corrispondono ai quartieri principali del paese». Eccezionalmente, il superiore della confraternita può concedere la sosta davanti l’abitazione di un infermo.
La macchina deve sostare solo nelle chiese, nelle cappelle e in alcuni «luoghi deputati, che corrispondono ai quartieri principali del paese». Eccezionalmente, il superiore della confraternita può concedere la sosta davanti l’abitazione di un infermo.
La reliquia è seguita dalle autorità. Quelle civili: il sindaco, gli assessori e una rappresentanza dei consiglieri comunali più vicini al partito del primo cittadino. E quelle militari: i comandanti della locale stazione dei carabinieri e dei vigili urbani. Tutti sono posizionati dietro il gonfalone comunale, scortato da due vigili.
Uno sparuto gruppo di... “fedelissimi” si frappongono tra il santo e le autorità cittadine, appoggiando la mano sulla vara in segno di richiesta di una grazia particolare. Si tratta di persone che, a causa di una particolare necessità, e quindi di una richiesta al santo, desiderano stare a contatto con la reliquia, nella convinzione che la vicinanza possa agevolare la grazia per se o per un familiare. E’ questa la spiegazione che loro danno. Il problema nasce quando, a grazia avvenuta, sopravvengono altre necessità o il devoto, a quel punto, ritiene di avere acquisito un privilegio, una dispensa che nessuno potrà più togliergli: vale a dire il diritto di stare appoggiato alla vara... a vita!
Per tradizione dietro la banda (ma in alcuni anni anche in apertura di processione), sono sistemati, in ordine, tutti gli stendardi, le relative confraternite con i loro segni distintivi, sistemate per importanza. Per ogni confraternita, aprono tre persone: uno al centro porta lo stendardo, accompagnato da altri due con il cero acceso. Seguono quindi i membri della confraternita che indossano l’abitino e il medaglione, che però non è mai indossato dai novizi. I confrati sono disposti in due file. La prima confraternita, la più importante, disposta dopo la banda, è quella del Ss. Sacramento, detta «di li viddani», poiché in passato era composta dal ceto dei contadini (La Spina 1987) un tempo anche i più numerosi in un paese che viveva di agricoltura. Indossano un abitino di tela bianco e un medaglione. Seguono, poi: quella dell’Addolorata, detta «di li civili» (i civili): in abitino di velluto nero e medaglione; l’Immacolata «di li cummintara» (del quartiere e della chiesa del convento) in abitino di velluto azzurro e medaglione; Gesù Maria e Giuseppe «di li artigiani» (gli artigiani) in abitino di raso azzurro e medaglione; il Redentore «di sant’Anna» (del quartiere e della chiesa di Sant’Anna) con il solo medaglione; San Michele «sammichilara» (del quartiere e della chiesa di San Michele) in abitino di raso giallo e medaglione; Sant’Antonino «di sant’Antuninu» (del quartiere e della chiesa di sant’Antonino); del Ss. Crocifisso e altre di recente costituzione.
Giuseppe Pitrè a fine '800 segnala la presenza di sole tre confraternite: «san Michele Arcangelo, Ss. Sacramento e Anime sante» (1978b: 133).
Infine, sfilano i fedeli, che si aggregano per gruppi familiari o conoscenti su due file laterali. Tutti portano un cero acceso. E molti anche a piedi scalzi.
3 commenti:
Vorrei augurare a tutti i Ciro e le Cira un sereno e buon onomastico...
Che dire! Mi manca Marineo soprattutto in questi momenti tipici... salutatimi a Santu Ciru!!
un abbraccio
Francesca Dm
LI scout unni si mettinu?
Il posto degli scout è vicino al santo, con i gruppi religiosi.
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