venerdì 22 gennaio 2010

La lezione di don Milani per la Chiesa siciliana


di Rosario Giuè
Quarant’anni fa moriva don Lorenzo Milani, priore di Barbiana, l’autore di una “Lettera ad una professoressa”, ma anche di “L’obbedienza non è più una virtù”:
due opere che anche in Sicilia hanno formato generazioni di intellettuali e di maestri per il suo metodo pedagogico a partire dai poveri e dagli esclusi ela sua denuncia di tante ipocrisie sociali e culturali.
Ma Milani era un sacerdote. E proprio in quanto sacerdote nel 1958 pubblicò “Esperienze pastorali” (Editrice Fiorentina), un libro allora criticato da “La Civiltà cattolica” e dall’ “Osservatore romano” e messo d’autorità fuori commercio. Non perché fosse uno scritto eretico ma perché ritenuto audace ed inopportuno per la pastorale ecclesiale di allora e per gli equilibri politico-religiosi del tempo. Quel testo, non ancora ufficialmente riabilitato, oggi ha molte cose da dire ai parroci, ai catechisti, ai vescovi, ai consigli pastorali e presbiterali anche qui a Palermo e nelle altre diocesi siciliane. Perciò: perché non assumere “Esperienze pastorali”, adattato alla realtà siciliana, come punto di partenza per elaborare nuovi piani pastorali diocesani o parrocchiali? Se lo si facesse, si troverebbe un valido aiuto nel comprendere alcune delle cause che determinano il distacco della Chiesa dal popolo e, più ancora, dalle nuove generazioni. (continua)

1 commento:

Nino Di Sclafani ha detto...

La forza e la passione dei tuoi argomenti, mutuati dall'esempio profetico di Don Milani, scaldano il cuore in questi tristi giorni di "impotente attivismo". Sì, perchè viviamo tempi assurdi, mai come in questo frangente disponiamo delle dimostrazioni che la sofferenza e l'emarginazione patita dai grandi profeti del nostro tempo non sono state vane..... ed intanto la creazione di una società più giusta ispirata ai valori evengelici sembra allontanarsi e sfuggire.
Crisi economico-finanziarie, disoccupazione, cambiamento climatico, derive xenofobe, decadimento etico-morale, sono il risultato di un sistema economico-sociale insostenibile. Eppure. non si riesce a fare buon uso dell'esperienza e si è già pronti a ripartire. In un contesto tanto complesso gran parte del popolo di Dio si perde appresso pie pratiche e liturgie continuando ad operare la pericolosa dicotomia tra la vera essenza del cristianesimo, cioè l'appartenenza a Cristo, e l'esercizio di una religiosità infantile fatta di luci, botti ed aspettative miracolistiche al bisogno.
Cosa fare?
Un tuo diretto coinvolgimento in una riflessione comunitaria trascinerebbe tante coscienze assopite verso una nuova primavera di lucidità e consapevolezza.
Possiamo contarci?

Nino Di Sclafani.