mercoledì 17 febbraio 2010

Il soprannome (a Bolognetta)


di Santo Lombino
- A ‘mmia tiri? tu t’anserti! Tiri a me? tu ti colpisci!
Finivano così, con questa espressione dell’anziano padre, tutte le discussioni tra Peppe, giovane contadino di Bolognetta che sarebbe diventato mio bisnonno, ed i suoi genitori. Che non ne volevano assolutamente sapere della scelta del figlio di lasciare il paese e andare a farsi monaco.

- Voglio andare al convento di Ciminna - diceva l’aspirante frate magnificando la vita comunitaria e la bellezza dei luoghi. Il padre voleva invece che Peppe, il secondo dei suoi tre maschi, lo aiutasse nei lavori agricoli che di braccia avevano tanto bisogno.
- E’ il migliore della provincia, e poi è vicino - sosteneva il giovanotto per non allarmare la madre, che di lui non si voleva dispisare e aveva già un figlio a Padova a fare il servizio militare.
- Posso venire quando voglio e quando ce n’è bisogno: a Natale, a Pasqua, per la festa di sant’Antonino…
Ma lei non credeva fosse così facile e al vecchio non bastava avere il figlio nelle feste comandate.
- I nostri compaesani vengono trattati sempre bene, perché fu il barone Marco Mancino, che fondò il nostro paese, a dare i soldi ai frati Cappuccini per costruire quel monastero, tanti e tanti anni fa…
A questo aspetto i due non erano interessati: molto più pressante era il bisogno di aiuto per spietrare, zappare, arare, seminare i pochi ettari di terreno a frumento e a vigna alla Filaccina e a Roccabianca.
I due punti di vista erano difficilmente conciliabili. Alle frasi dette a voce sempre più alta seguivano regolarmente le imbronciature e alcuni giorni di silenzio. Era successo decine di volte, e la scena sembrava doversi ripetere chissà quante altre volte. (continua)

3 commenti:

Ciro Guastella ha detto...

Storia deliziosa che Santo Lombino, con il suo raffinato stile di appassionato ricercatore delle tradizioni popolari,ci riconduce agli abitanti delle nostre antiche Comunita'.
Complimenti!

Anonimo ha detto...

caro Santo,dimentichi Pacenzia,soprannome che il nonno di mia madre "conquistò"per l'uso frequente della frase"santa pacenzia"in un tempo in cui era più frequente che una bestemmia accompagnasse qualunque intralcio quotidiano;e non, come comunemente si pensa,ad un uso distorto del cognome(prudenza).mia nonna era solita sottolineare con orgoglio che nella nostra famiglia c'era tanta "prudenza e pacenzia".E non voglio dimenticare 'u sansali,nato dal lavoro che mio nonno si divertiva a fare e che purtroppo è finito con lui.ma ricordo ancora quando ,qualche anno fa, mi si chiedeva:ma a cu apparteni? veniva spontaneo rispondere:sugnu a niputi du zu Ninu u' sanzali.
Angela Costa

Anonimo ha detto...

Grazie per l'attenzione. L'elenco delle quattrocento nciurie raccolte da Carmelo 'u conti conto di inviarlo appena possibile a Piazza Marineo.
Ci sono di sicuro pacenzia e sanzali!


santo lombino