venerdì 6 giugno 2014

La panchina di Guastella: Cara vecchia New York!


di Ciro Guastella
Le navi provenienti da Palermo e Napoli trasportavano uomini, donne e bambini con poche ed umili risorse, tranne le braccia ed una grande speranza nel loro cuore.
Avvistata con le lacrime agli occhi la Statua della Libertà, dopo la sosta d’obbligo ad Ellis Island, che variava di durata da caso a caso, gli immigranti passavano a Manhattan ed a Brooklyn. Alcuni marinesi formarono una colonia ad Elizabeth Street nei pressi di Mulberry Street, famosa Piccola Italia di New York. Altri marinesi in seguito si spostarono nella zona di Garfield nel New Jersey. Dopo il trasloco dall’originale sede di fondazione, la Società San Ciro dei marinesi, rimase per molti anni ad Elizabeth Street vicino ad Houston Street, dirimpetto la Chiesa della Madonna del Loreto. La Chiesa in seguito venne demolita per dare spazio alla crescita urbana della collettività che assorbiva ora tanti cinesi che arrivavano nel suolo americano, mentre quei pochi italiani rimasti si riversavano nei vicini sobborghi. Gli altri quartieri del vicinato erano situati nella bassa città a Sud/Est dell’isola di Manhattan. Questa zona comprendeva un misto di etnie varie, ma prevalevano gli Ebrei, gli Italiani e gli Ucraini. Ancora oggi è possibile assistere ad una produzione teatrale dal vivo in lingua ebraica in uno dei teatri locali ed il giornale “Forward” fondato nel 1897 con una eccellente tiratura in lingua ebraica continua ad essere stampato nel quartiere. Ma è anche doveroso citare “Orchard Street”, il vicino mercato all’aperto con i carretti e le bancarelle gestito dagli ebrei dove tutti i nuovi immigranti portavano la loro prole per addobbarla con un nuovo abbigliamento “Made in USA”. Le donne, pur non conoscendo la lingua, a gesti mercanteggiavano il prezzo del vestiario, sempre convinte di avere notevolmente ridotto quello originale richiesto... La sartoria Beckstein’s, ora rinomato negozio che importa tessuti pregiati da tutto il mondo, vendeva un abito da uomo che includeva due paia di pantaloni ed una giacca, perché era logico che i pantaloni s’indossavano più spesso e si logoravano più della giacca, così l’abito aveva una durata più lunga. Sulla strada si notavano scene dove un uomo si metteva al riparo dietro la bancarella per provare un nuovo paio di pantaloni che voleva acquistare. Dopo essersi tolti quelli che indossava ed averli poggiati sulla bancarella, i ladruncoli in agguato afferravano i pantaloni ancora con il portafoglio in tasca, costringendo il povero uomo ancora in mutande ad inseguire i ladri per le strada del quartiere... Orchard Street offriva un po di tutto, si poteva tirar fuori da un barile un cetriolo sotto salamoia per pochi centesimi, e si osservava una donna che non conosceva la lingua ma che indicava al mercante l’attrezzo da cucina che cercava di comprare attraverso il movimento delle mani: stendeva la mano sinistra piatta, la destra la muoveva prima sopra e poi sotto la sinistra dicendo: “Spaghetti qua, acqua qua!” Una rinomatissima salumeria-ristorante esiste sin dal 1888, “Katz Delicatessen” all’angolo di Houston e Ludlow street, con un menù di specialità ebreo kasher. Luogo reso pure famoso per una provocante scena del film “Harry ti presento Sally” girata all’interno del locale. Durante la seconda Guerra mondiale, i proprietari avevano tre figli arruolati nelle forze armate, e la tradizione familiare di inviare cibo ai loro ragazzi servì a coniare lo slogan: “Invia un salame al tuo militare sotto le armi”. Secondo un aneddoto circolato in ambienti storici, Katz fu responsabile di avere contribuito a porre fine alla guerra. Quando certe unità dell’artiglieria si trovarono a corto di munizioni, cominciarono a lanciare... salami contro i nemici, i quali dopo avere degustato la prelibata delizia americana cominciarono ad arrendersi in massa, portando a termine il lungo conflitto!