di padre Ludovico Tedeschi
Carissime famiglie,
il 19 giugno il Santo Padre ha dato inizio all’anno sacerdotale indetto in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars. Sarà un anno dedicato a pregare per le vocazioni sacerdotali e per la santità dei nostri sacerdoti.
Servirà sicuramente ad approfondire la comprensione del sacerdozio ministeriale e a riscoprire i particolari, con i quali dovrebbe essere vissuto per affrontare le sfide di un mondo che cambia. Sappiamo anche della partecipazione di tutta la Chiesa alla missione sacerdotale di Cristo e perciò anche noi come laici vogliamo essere “ponti” fra il cielo e la terra e rinnovarci in questa missione.
Regalare il cuore “tutto al Signore” e allo stesso tempo regalare il “cuore tutto agli uomini”. È una tensione che è vissuta nel cuore di ogni sacerdote e che non si risolve diminuendo il valore di uno dei due aspetti, ma anzi, proprio il contrario: vivendo con radicalità entrambi. Questo permette al sacerdote di vedere la vita con gli occhi della fede e avvicinare le persone al Signore. Il sacerdote è un uomo di Dio, che ha messo le radici della sua vita in un mondo sopranaturale, in cui si sente accolto e in casa. Al contempo si propone la sfida di avere un cuore umano, misericordioso e mite, disposto ad accogliere l’uomo ovunque si trovi: anche quando si è allontanato da quello che il buon Dio voleva da lui. Tutto quello che accade all’uomo interessa intimamente il sacerdote, Dio e l’uomo sono le sue “grandipassioni”.
Abbiamo una corresponsabilità come famiglie cristiane per i nostri sacerdoti e per le vocazioni sacerdotali. Come potrebbe il buon Dio non ascoltare la preghiera di quei genitori che pregano, affinché uno dei loro figli sia chiamato al sacerdozio, se è la sua Divina Volontà? E non potrebbe accadere lo stesso con la preghiera dei nonni per i propri nipoti? Il sacerdozio ministeriale è uno dei grandi regali alla Chiesa, che tante volte lo abbiamo vissuto come un dono, incontrando sacerdoti che ci hanno aiutato ad avvicinarci a Dio e a crescere come persone. Ma non possiamo negare di avere incontrato anche quelli che ci hanno reso più difficile il camino dell’amore per la Chiesa. Pregare per i nostri sacerdoti, per tutti, ma specialmente per quelli che conosciamo: hanno un nome e un volto. La preghiera deve essere concreta, incarnata e così anche verificabile nel suo potere. La preghiera va accompagnata da piccoli gesti, che noi chiamiamo apporti al Capitale di Grazie, fioretti, offerti per questi sacerdoti. Ne possiamo scegliere uno specialmente, per essere durante quest’anno il suo padrino, la sua madrina, “un angioletto”, che prega e offre per lui. Forse questo può portarci anche a riscoprirlo come persona, a comprenderlo di più ed ad aiutarlo come laici a realizzare la vocazione missionaria della Chiesa: costruendo le nostre comunità parrocchiali e dando testimonianza che la Chiesa è la Famiglia di Dio.
Nella gioia di essere chiamato al sacerdozio e di vivere con pienezza questa vita donata agli uomini nell’unità con il Signore e nell’amore materno di Maria, vi benedice con affetto P. Ludovico.
Fonte: Sicilia Schoenstatt
Nessun commento:
Posta un commento