giovedì 25 giugno 2009

Il 4 luglio ricorrono cento anni dalla nascita di Tommaso Bordonaro


di Santo Lombino
«Avendo il pascoli in un feodo di nome Cannavata doveva portare queste pecore a questo locale. Lo stratale per andare a quel posto doveva passare per Marineo, propio della casa d’abitazione del Regalbuto e non c’era altra via di potere scampare».
«In quello tempo mio fratello adetto a quel posto era ammalato da non regersi impiede. Altri non c’erano, dei miei fratelli dovevo io accompagnare mio zio. Caricato tutto l’occorrente nei muli, ho detto mio zio di preseguire un’altra via secondaria, una mulattiera mezo al bosco di nome Ficuzza per non passare di Marineo. Era il mettà del mese di marzo, l’inverno era stato pesante delle tempeste e il piovere. Abiamo trovato il vero guaio, la mulittiera tutta rotta delle frane e dei torrenti di acqua, ho visto tutti i guai per potere arrivare al locale di ciò. Assistemato tutto, scaricati i muli e messo tutto apposto, dovevo fare ritorno a casa perché i muli il giorno dopo dovevano lavorare che ancora dovevamo finire la semina dei tumolie, la più tardi qualità di frumento per la semina dell’anno: così volevo fare ritorno per la stessa molittiera, ma ero sicuro che prima che fosse scesa la notte io non riuscivo a liberarmi del bosco e del pericolo del mal terreno. Così, ho deciso seguire lo stratale per Marineo e cercare i mezze di non farmi vedere dalla famiglia Regalbuto. Deciso, ho preso la via del ritorno, sono arrivato a Marineo: era ancora giorno alto, non vi era altra via annascondermi a non farme vedere. Il fatto è che non era ancora arrivato quasi 500 metri della casa sua, che la mia ex suocera si trovava al di fuori della sua porta. Vistomi spuntare mi ha conosciuto e viene al mio incontro. Mi ha salutato e mi ha chiesto da dove venivo, mi ha detto di aspettarla a casa sua, che mi doveva parlare di cose importante. Io le ho risposto che non potevo, ma essa per via di insistere mi è convinto di aspettarla. In casa si trovava solo la mia ex fidanzata. Io dopo avere fatto tanto per non vederla doveva essere faccia a faccia soli tutti e due. Per non farme vincere del timore mi sono presentato alla porta senza entrare dentro. Ho visto il mio primo amore in un cantuccio buio della casa, io l’ho salutata per nome e le ho detto: - Buon pomerigio, Rosa -, quello era il nome che la chiamavano. Essa mi ha risposto…»
Così scriveva venti anni fa Tommaso Bordonaro, contadino semi-analfabeta emigrato negli Stati Uniti, nato a Bolognetta il 4 luglio 1909 e scomparso nel 2000. Si era classificato al primo posto nel concorso nazionale per i diari e le memorie inediti, che si svolge ogni anno a Pieve Santo Stefano, in quel di Arezzo. Il racconto della sua vita, esposto in tre quaderni, era stato pubblicato nel 1991 dalla casa editrice Einaudi con il titolo La spartenza e la prefazione della scrittrice Natalia Ginzburg. Un libro diventato ormai un “classico” dell’italiano popolare regionale, presente sia nelle antologie dei libri della scuola elementare, sia nei libri di storia della lingua italiana. Da esso la compagnia del Teatro del baglio di Villafrati ha tratto un atto unico con la presenza di sette giovani attori e la regia di Enzo Toto, rappresentato a Gibellina, Roma, Palermo, Siracusa, Taormina e New York.

1 commento:

Ciro Guastella ha detto...

Con delizia ho letto "La spartenza" di Bordonaro e la vita travagliata che lo stesso condusse in Sicilia ed in America. Ma l'orgoglio dell'uomo che trova il meglio in tutte le situazioni, ha dominato il corso della sua esistenza. Il Marinese don Filadelfio Regalbuto fu suo suocero.