venerdì 3 aprile 2015

Dopo una lunga notte di veglia e di cammino, la processione del Venerdì


di Nuccio Benanti
“Di Venniri murì Nostru Signuri, supra na cruci avuta e pinnenti. Tri chiova foru li stremi dulura. E na cruna di spini assai puncenti.” (Di Venerdì è morto Nostro Signore, sopra una croce alta e pendente. Tre chiodi sono stati gli estremi dolori, e una corona di spine molto pungenti).
Dopo una lunga notte di veglia, di cammino fisico e spirituale, di viaggio temporale e sentimentale, il venerdì è il giorno del silenzio e del digiuno. Interrotto soltanto dai suonatori di “troccula”, che fanno il giro del paese per segnare il tempo ad intervalli regolari. Adesso, anche il territorio urbano è uno spazio sacro. Alcuni anziani riferiscono che in passato i contadini non andavano a lavorare, mentre i pastori scioglievano le campane dal collo delle pecore. All’interno delle case venivano addirittura coperti gli specchi in segno di lutto: cosi, in questo giorno funesto, gli uomini non si radevano e le donne non si pettinavano. In chiesa facevano la loro comparsa i drappi viola, che coprivano le finestre e gli altari dei santi. Ancora oggi il rito della Passione culmina con la processione del Venerdì Santo. In tale contesto, quanta commozione suscita un rito che è silenzioso e assordante al tempo stesso, lieto e doloroso, intimo e comunitario nella preghiera e nel cordoglio. Le “vare” dell’Addolorata e del Cristo morto deposto nell’urna, seguiti dal “Sepolcro”, procedono solenni tra i ceri accesi: il mesto suono delle tabelle adesso fa spazio all'acuto suono della tromba, che si alterna col basso rullio della grancassa. "E a sippillirlu ja cu pocu accumpagnatu, seportu l'ha lassatu a lu so Beni" (E a seppellirlo andava con poca compagnia, sepolto l’ha lasciato il suo Bene). In estrema sintesi, quella del Venerdì è la prosecuzione di una lunga notte, iniziata il Giovedì con i canti della Passione, in cui la comunità si raccoglie, veglia e si da conforto: sa che occorre affrontare la Morte per poter sopravvivere alla morte.