di Nuccio Benanti
Riprendo da dove avevo interrotto, anzi sarebbe più corretto dire che riparto da capo con la pubblicazione di alcune brevi note per una Storia della Parrocchia di Marineo, seguendo le tracce lasciate da mons. Natale Rainieri e da mons. Francesco La Spina. E lo faccio con Benedetto il Moro (1524-1589).
Come abbiamo in parte già visto, dal 1556 ad oggi quello della comunità parrocchiale marinese è stato un cammino costellato di vite di religiosi che, con la loro umile testimonianza e con semplici gesti, hanno lasciato a Marineo un’impronta indelebile. In tale propizio contesto, Benedetto il Moro è certamente una figura di primissimo piano: un santo, un frate, un illustre concittadino adottivo che aggiunge un'ulteriore nota di merito allo spirito di fratellanza e di ospitalità che i marinesi hanno nel proprio codice genetico. Le notizie storiche su Benedetto sono molto vaghe, anche se esiste una ricca bibliografia. Figlio di schiavi di religione cristiana originari dell'Etiopia, Benedetto è stato guardiano dell’eremo di Santa Maria della Dayna nella terra di Marineo per oltre un anno e mezzo. Tutti i biografi confermano, infatti, la presenza del frate laico a Marineo mentre era Eremita di S. Francesco, ancor prima di passare nell'Ordine dei Frati Minori Riformati. Padre Filippo Rotolo Ofm conclude che San Benedetto fu ospite nella masseria dello Scanzano prima del 1562 e che la miracolosa Icona prese il titolo di Madonna della Dayna tra il 1560 e il 1570. L'ex pastore di San Fratello, nato nel 1524, eremita e poi frate dei francescani, è stato il primo santo nero della storia proclamato con un regolare processo canonico. La Congregazione dei Sacri Riti si pronunciò dichiarando, nel 1807, che le virtù del beato Benedetto erano risultate singolari e del tutto eroiche. Occorre aggiungere che la sua fu una canonizzazione proposta dal basso, cioè voluta dai fedeli, che la Chiesa tuttavia definì alcuni secoli dopo la morte. Come è avvenuto con Pio da Pietrelcina, anche Benedetto il Moro ebbe fama di santità da vivo. Al santo sono stati infatti attributi diversi miracoli ed azioni prodigiose, soprattutto in favore dei malati e dei poveri, che a lui ricorrevano numerosi. Da Marineo e dalla Sicilia la venerazione si è diffusa in diverse regioni d'Italia, in Spagna e attraverso le sue rotte anche in America Latina. Subito dopo la sua morte, avvenuta a Palermo nel 1589, i francescani lo fecero conoscere nelle Americhe per convertire gli schiavi africani che la tratta negriera conduceva nelle piantagioni. In Sud America viene oggi festeggiato dalle popolazioni locali con lunghe processioni accompagnate da riti che riecheggiano particolari forme di sincretismo.
Come abbiamo in parte già visto, dal 1556 ad oggi quello della comunità parrocchiale marinese è stato un cammino costellato di vite di religiosi che, con la loro umile testimonianza e con semplici gesti, hanno lasciato a Marineo un’impronta indelebile. In tale propizio contesto, Benedetto il Moro è certamente una figura di primissimo piano: un santo, un frate, un illustre concittadino adottivo che aggiunge un'ulteriore nota di merito allo spirito di fratellanza e di ospitalità che i marinesi hanno nel proprio codice genetico. Le notizie storiche su Benedetto sono molto vaghe, anche se esiste una ricca bibliografia. Figlio di schiavi di religione cristiana originari dell'Etiopia, Benedetto è stato guardiano dell’eremo di Santa Maria della Dayna nella terra di Marineo per oltre un anno e mezzo. Tutti i biografi confermano, infatti, la presenza del frate laico a Marineo mentre era Eremita di S. Francesco, ancor prima di passare nell'Ordine dei Frati Minori Riformati. Padre Filippo Rotolo Ofm conclude che San Benedetto fu ospite nella masseria dello Scanzano prima del 1562 e che la miracolosa Icona prese il titolo di Madonna della Dayna tra il 1560 e il 1570. L'ex pastore di San Fratello, nato nel 1524, eremita e poi frate dei francescani, è stato il primo santo nero della storia proclamato con un regolare processo canonico. La Congregazione dei Sacri Riti si pronunciò dichiarando, nel 1807, che le virtù del beato Benedetto erano risultate singolari e del tutto eroiche. Occorre aggiungere che la sua fu una canonizzazione proposta dal basso, cioè voluta dai fedeli, che la Chiesa tuttavia definì alcuni secoli dopo la morte. Come è avvenuto con Pio da Pietrelcina, anche Benedetto il Moro ebbe fama di santità da vivo. Al santo sono stati infatti attributi diversi miracoli ed azioni prodigiose, soprattutto in favore dei malati e dei poveri, che a lui ricorrevano numerosi. Da Marineo e dalla Sicilia la venerazione si è diffusa in diverse regioni d'Italia, in Spagna e attraverso le sue rotte anche in America Latina. Subito dopo la sua morte, avvenuta a Palermo nel 1589, i francescani lo fecero conoscere nelle Americhe per convertire gli schiavi africani che la tratta negriera conduceva nelle piantagioni. In Sud America viene oggi festeggiato dalle popolazioni locali con lunghe processioni accompagnate da riti che riecheggiano particolari forme di sincretismo.