martedì 15 luglio 2014

In Francia nel 1789 la mancanza di pane fu il motore della Rivoluzione


di Pippo Oddo
Gli storici ufficiali non hanno mai raccontato che in Francia la mancanza di pane fu il motore della sola grande rivoluzione che abbia cambiato veramente il mondo. «Nei mesi che precedettero la presa della Bastiglia - scriveva H. E. Jacob -, i popolani di Parigi avevano ricominciato a salutarsi col saluto della Jacquerie, saluto proibito: Le pain se lève… Quale pane? Non v’era pane, nel 1789. V’era soltanto la visione del pane. La mano del destino era ancora una volta all’opera e lavorava la pasta e apriva il grande forno…».
L’assalto alla Bastiglia del 14 Luglio fu deciso perché si era da tempo sparsa la voce che dentro la solida fortezza potessero trovarsi le prove di un fantomatico «complotto del grano», di cui si sarebbero resi responsabili alcuni famigerati personaggi, amici del re. E il problema del pane costituì la preoccupazione maggiore dei rivoluzionari francesi fino al 1795. Su proposta di Danton nel 1793 a Parigi si cominciò a fabbricare il pain d’egalité: un pane integrale di pessima qualità per tutti, poveri e ricchi. Venne introdotta la tessera del pane e, come nella Roma imperiale, nel 1795 si fecero distribuzioni gratuite a tutti i parigini: una libbra e mezza al giorno ai lavoratori agricoli e ai capi famiglia, una libra a tutti gli altri. Eppure nel 1794 il raccolto era stato quanto mai scarso e in quel momento la Francia stava facendo i conti con una grave inflazione che fece salire alle stelle il prezzo del grano. Saint-Just proponeva che tutti i francesi tra i venticinque e i cinquant’anni d’età fossero obbligati a lavorare nei campi. «E gli uomini del Terrore proprio nell’anno dei raccolti mancati e della fame organizzarono una festa di ringraziamento per il raccolto. Roberspierre, vestito d’azzurro, con un’espressione rigida e astratta sul volto, percorse lentamente, a piedi, le vie di Parigi dietro una coppia di buoi “dedicata alla dea dell’agricoltura”. Recava in mano un mazzo di spighe di frumento e di papaveri; ma era ovvio che si trattava di un mazzo artificiale. Naturalmente la fame non si poteva combattere solo con plateali messinscene: di lì a poco le donne di Parigi scaricarono la loro rabbia contro gli esponenti più in vista della rivoluzione. Aggredirono l’avvocato Boissy d’Anglas, ministro del grano, e per poco non lo linciarono. Uccisero un deputato e gli staccarono la testa con un coltello da cucina. E avrebbero assassinato tutti i membri della Convenzione se non si fossero barricati nella sede delle riunioni, in attesa che venisse a salvarli un reggimento di soldati. La rivoluzione francese vinse, grazie a Dio; e l’ancien régime scomparve dalla Francia. Il pane dell’uguaglianza divenne bianco, di solo grano, in Francia e in tutti i paesi conquistati da Napoleone. I regimi feudali cominciarono a cadere, uno dopo l’altro, come pere mature». (Dal mio saggio "La grazia di Dio. Il pane tra storia e folklore", in Consorzio Giampiero Balladore, "Atlante del pane di Sicilia", Palermo 2001, pp. 40-41)