di Ciro Guastella
La sua fu una vita semplice, vissuta con umiltà, ma non esitò a chiamare i pompieri per raccogliere una zucchina. Don Ciro Scarpulla era nato a Marineo nel 1902, aveva sposato Maria Cangialosi di Cefalà Diana ed era emigrato nel 1929. Si stabilì a Brooklyn, dove rimase fino alla sua morte avvenuta nel settembre del 1989, all'età di 87 anni.
Dal principio, non avendo un mestiere, si adattò a fare diversi lavori. Riuscì ugualmente a mandare i due figli a scuola e, con suo sommo piacere, li vide laurearsi. Col tempo, riuscì anche a comprarsi la casa: avere un tetto sopra la testa era per gli italiani un simbolo di progresso economico e sociale. A tempo perso, amava coltivare anche l'orticello nello spazio posteriore dello stabile. Gli piaceva anche fare il vino di casa, come si faceva in Sicilia. Comprava l'uva, che si doveva spremere, ed ogni anno radunava i ragazzini del vicinato per pigiarla in un grande tinozzo, che aveva piazzato al centro dello scantinato. Così, a settembre raccomandava ai ragazzi che era il tempo dell'anno in cui dovevano... lavarsi i piedi. Uno dei giovani di origine irlandese, nuovo nella zona, gli chiese: «Me li devo lavare... tutti e due?». Big Johnny era un suo vicino di casa, il quale, dopo aver comprato un altro stabile confinante al proprio, realizzò un elegante ristorante. Il giardino dietro l’edificio era stato organizzato in maniera da potere sistemare tavoli e sedie ed una pista da ballo per i clienti che volevano cenare al fresco durante l'estate. Due alberi di fico ed una grandissima quercia, assieme ad un ben curato pergolato di uva e fiori adornavano l'ambiente creando un'atmosfera romantica. Scarpulla non era socio del ristorante, ma aveva un interesse al suo successo perché aveva prestato soldi al suo amico. L'unica cosa che poteva compromettere gli affari del locale era la visione dei panni stesi al sole dalle signore del vicinato per asciugare. Camicie, pantaloni, calze e mutandoni non dovevano essere belli a vedersi per i clienti. Big Johnny ne parlò preoccupato con don Ciro e i due concordarono di convocare il vicinato per giungere a qualche tipo di accordo. Dopo una lunga e snervante discussione, Big Johnny riuscì a convincere i vicini: «Sono disponibile a comprare per ogni famiglia una lavatrice ed una asciugapanni - disse -, voi in cambio vi impegnate a non stendere più i panni al sole!» E fu così che le massaie del quartiere vennero dotate di moderne machine per fare il bucato e per asciugarlo meccanicamente in casa. Don Ciro, intanto, continuava con la sua passione per l'orto: produceva pomodori, fagiolina, lattughe, ed in particolare le zucchine siciliane (li cucuzzi friscarelli) che, come natura vuole, sono piante che tendono ad arrampicarsi rigogliose appigliandosi a qualsiasi elemento in posizione verticale. Una cucuzza ebbe una storia particolare. Le pianta si era, infatti, arrampicata alla sommità di un alto palo elettrico che, assieme ad un altro palo sistemato all'angolo opposto della strada, attraverso un cavo di acciaio orizzontale sostenevano il semaforo che pendeva al centro dell'incrocio. La pianta dal palo continuava in senso orizzontale per arrivare all'altezza del semaforo che, dopo la transizione dai tinnirumi dava ora alla luce una lunga e tenera zucchina che pendeva visibile col giallo, rosso e verde dello strumento segnaletico. Don Ciro avrebbe voluto raccoglierla, ma non c'era modo di raggiungerla. Così, un giorno si fermò alla vicina stazione dei vigili del fuoco e ad uno dei pompieri che conosceva chiedeva se, al loro passaggio con un loro autocarro dotato di scala mobile, avrebbero potuto raccogliere la zucchina, che ormai aveva superato diversi piedi di lunghezza. Il giorno successivo il grosso veicolo dei vigili del fuoco, con i lampeggianti accesi, si fermò all'incrocio, dove all'angolo abitava don Ciro. Bloccando il traffico da tutti e quattro i lati, uno dei vigili si arrampicò sulla scala mobile per potere raccogliere e consegnare la cucuzza al legittimo proprietario, fra gli applausi e i sorrisi della gente che aveva assistito con apprensione all’operazione di recupero. Il nostro compaesano per anni aveva svolto un ruolo attivo di volontariato presso la chiesa vicina. La domenica vestito impeccabilmente s'impostava davanti alla chiesa e quando i parrocchiani arrivavano per la messa, lui li guidava ai banchi per prendere il loro posto. Era conosciuto da tutti. Era il primo ad organizzare la raccolta di fondi da devolvere ai casi bisognosi che venivano a conoscenza della parrocchia e lui stesso in queste occasioni era molto generoso. Durante la messa celebrata in italiano lui leggeva il Vangelo ed era uno dei primi a ricevere la comunione. Don Ciro Scarpulla, per chi lo conobbe, non ebbe mai nulla da lamentare. La sua era stata una semplice vita vissuta con umiltà, affetto per i suoi simili ed uno spiccato amore per la famiglia, il lavoro, per San Ciro e Gesù.