giovedì 17 luglio 2014

Storia della Parrocchia di Marineo: Antonino Giliberto (primo Parroco)


di Nuccio Benanti
Dell’arciprete Antonino Giliberto, primo parroco di Marineo, rimane oggi un suo ritratto, un olio su tela conservato nel salone parrocchiale che, come faceva notare monsignor Rainieri, si presta ad una particolare lettura simbolica.
Il sacerdote indossa dei paramenti liturgici: una cotta bianca che lascia intravedere sotto la talare nera. Una dicotomia presente anche nella stola di colore rosaceo, usata dal celebrante in tempo di Avvento e di Quaresima in sostituzione del bianco e del viola, rispettivamente simboli di purezza e penitenza. Inoltre, il sacerdote con il dito indice mostra un teschio, segno cinquecentesco della precarietà della vita e delle vicende terrene, contrapposto alla infallibilità delle sacre scritture. Le notizie a noi pervenute attraverso i documenti d’archivio sono tuttavia poche e frastagliate. Sappiamo con certezza che, dopo la fondazione del centro abitato di Marineo, nel 1556, per volontà del marchese Giliberto Beccadelli Bologna, i monaci dell'abbazia di Santa Maria del Bosco eressero un monastero presso l'attuale chiesa del SS.Crocifisso. Nella prima fase, la guida pastorale della nuova comunità venne affidata a quattro padri olivetani. Solo successivamente, quando la parrocchia venne canonicamente eretta, la scelta per la guida pastorale della comunità marinese cadde su padre Antonino Giliberto, stimato sacerdote, persona di fiducia (forse anche parente) della famiglia del Marchese di Marineo, che lo volle arciprete a tutti i costi, nonostante un suo iniziale tentativo di sottrarsi al difficile incarico. Monsignor La Spina riferisce che l’Arciprete, tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, si dedicò con sacrificio all'organizzazione della nascente parrocchia, dando un forte impulso alla prosecuzione dei lavori di edificazione della chiesa Madre e interessandosi ai lavori di costruzione della chiesa di San Michele, in un quartiere ancora in via di espansione. Riconosciuto da tutti anche lo zelo pastorale del religioso, che ha lasciato a Marineo un'orma incancellabile, essendosi impegnato a dare vita alle prime confraternite locali e a dare forma alla nascente comunità parrocchiale sia dal punto di vista morale che pastorale. Il registro dei defunti riporta soltanto che "dopo una breve malattia, invocando il Signore, volle essere sepolto nel Tempio parrocchiale".