di Nuccio Benanti
Nella festa della Pasqua la memoria cristiana del Dio che muore e risorge si sovrappone con il simbolismo della natura che, dopo il sonno invernale, si risveglia, rinasce. Dunque, una festa destinata a rimarcare, nelle società tradizionali, il passaggio critico dall’inverno alla primavera.
L’articolato complesso di sistemi espressivi viene, quindi, messo in atto per significare la rigenerazione del tempo umano e naturale: gesti e suoni concorrono, infatti, a rappresentare la rottura (caos), e la ricostituzione dell’ordine sociale e cosmico (cosmos). Alla morte, al cordoglio, alla penitenza iniziali si contrappongono la vita, la gioia, le manifestazioni di festa che hanno inizio dopo la mezzanotte di sabato, ma che, prima della riforma liturgica, attuata dal Concilio Vaticano II, prendevano il via a mezzogiorno. Mentre in chiesa le campane annunciavano la Resurrezione, altri suoni venivano provocati in campagna (dove si scioglievano le campane delle pecore) e nelle case, attraverso i rumori provocati con colpi di legno sui mobili, accompagnati da formule pronunciate dalle donne per scacciare il diavolo: «Brutta bestia nesci di cca, ca Gesuzzu risuscità!». A Marineo, al primo gruppo appartengono tutti quei comportamenti che denotano dolore, sofferenza, cordoglio; mentre all’altro capo si situano atteggiamenti di gioia, sollievo, felicità. Così, la vicenda di Cristo viene drammatizzata per mezzo di un codice sonoro fondato sull’opposizione funesto/lieto, che si riflette in contrasti di dinamica lento/rapido, di timbro sordo/squillante e di registro basso/acuto. Possiamo schematizzare questo sistema bipolare, in base al codice sonoro gestuale, in questo modo. Morte/lutto: piano sonoro: suono delle “troccule”; suono della tromba, seguito dal sordo rullio della grancassa; piano verbale/sonoro: i canti della Passione (“lamenti”); piano gestuale: azioni di lutto nelle case (astensione dai lavori domestici; preparazione dei “lavureddi”); nelle chiese (allestimento del “sepolcro”); e in processione (lento procedere dei simulacri dell’Addolorata e del Cristo morto). Resurrezione/gioia: piano sonoro: scampanio nelle chiese; suoni lieti della banda che accompagna il Cristo Risorto (la processione non si è svolta negli ultimi anni); piano verbale/sonoro: canto del Gloria; formule esorcistiche e augurali; piano gestuale: “lavueddi” portati in campagna; preparazione dei dolci; e in processione il rapido procedere delle statue della Madonna, Gesù Risorto e San Michele Arcangelo. I “lavureddi” vengono prelevati dai fedeli che, per tradizione, li portano nei campi di grano. Si tratta di un gesto per propiziarne il buon raccolto. Anche il dono della colomba e dell’uovo sono gesti propiziatori, di rinascita.