di Francesco Virga
Considerato il particolare contributo dato da Ignazio Buttitta (1899- 1997) alla crescita culturale e civile della comunità locale.
Considerato il particolare contributo dato da Ignazio Buttitta (1899- 1997) alla crescita culturale e civile della comunità locale.
Il CESIM (Centro Studi e Iniziative di Marineo), in collaborazione con la Fondazione intestata al grande poeta, ha in programma un Convegno ed un concerto per ricordare uno degli ultimi cantori della cultura popolare siciliana. Il tema prescelto, “Buttitta e i cantastorie siciliani”, vuole sottolineare lo stretto legame esistente tra la gloriosa tradizione dei cantastorie ed il poeta bagherese. Al riguardo tanto è stato già scritto dagli studiosi, ed in particolare da Mauro Geraci. La cosa più sorprendente è che gli stessi giovani d’oggi, che non hanno potuto conoscere Cicciu Busacca e gli altri cantastorie che giravano per i paesi fino ai primi anni sessanta, sono ancora attratti da quei testi e da quella musica, composta spesso con una sola semplice chitarra. Mi hanno colpito recentemente due fatti, in qualche modo collegati tra loro: in primo luogo l’acuto commento di un emigrato marinese che, intervenendo nell’acceso dibattito sui rapporti tra Chiesa e mafia, ha ricordato una vecchia canzone di Buttitta intitolata “mafia e parrini”; non meno interessante mi è apparsa, inoltre, la segnalazione di Ezio Spataro, sulla bellissima rubrica poetica di “Provocopuscolo”, di un altro testo di Buttitta cantato da Rosa Balistreri. Anche questi piccoli eventi mi hanno indotto a pensare che, se l’antica cultura popolare siciliana riesce, ancora oggi, a fare da collante tra generazioni diverse, vuol dire che conoscerla meglio, in tutti i suoi aspetti, può rivelarsi un esercizio utile a capire il presente.
6 commenti:
Ciao Franco, ciao Nuccio,
volevo confermare che l'emigrato che parlava della canzone di Buttitta "mafia e parrini" sono io.
A volte mi piace inventarmi degli pseudonimi, che servono a sottolineare il carattere del commento, piuttosto che l'autore.
Mi interessava sottolineare una caratteristica che mi ha cambiato la vita, ovvero l'aver migrato e lasciato la mia terra, e mettere in risalto che anche io come Sanicola ho vissuto l'esperienza dell'emigrazione.
Tengo a sottolineare infine riguardo alla canzone "mafia e parrini" che fortunatamente ci sono anche dei veri santi nella Chiesa, dei preti che hanno dato la vita per il Vangelo, come per esempio "padre Puglisi".
Ma oltre a lui ho conosciuto altri grandi preti che mi hanno trasmesso la fede con il loro esempio. Ma è innegabile che in passato i cantastorie siano stati emarginati dal potere ecclesiastico e sono stati incompresi, cito come esempio Ciccio Busacca.
Caro Ezio, Salvatore Di Marco (poeta, storico della letteratura e della cultura siciliana, nonché giurato del Premio Marineo) spiega Buttitta fu sì ideologicamente anticlericale, ma intimamente cristiano. “Mafia è parrini” non è certamente la poesia più importante, né quella più rappresentativa dell’Omero di Bagheria.
«Egli – scrive Di Marco - non si lasciò contagiare nella poesia dal proprio anticlericalismo ideologico (socialista e antifascista), e fece cantare con accenti commossi di sincerità il sentire fraternamente la figura di Gesù Cristo (si pensi alla bellissima poesia "Ncuntravi u Signuri", che recitò più volte a Marineo in piazza Castello), il sentire cristianamente i messaggi di solidarietà e di fraternità umana fortemente presenti nella sua poesia, gli ideali della pace tra gli uomini, i valori alti della dignità contro ogni forma di miseria e di abbruttimento».
E ancora scrive: «C’è nella poesia di Ignazio Buttitta, anche laddove il messaggio è più scopertamente civile e “ideologicamente” impegnato, il richiamo ad una scala di valori etici che sono impastati nel pane cristiano, iscritti e iscrivibili nella tradizione dell’umanesimo cristiano».
Inoltre il mio professore Antonino Buttitta ha più volte ripetuto che suo padre era un poeta cristiano. La figura della Madonna Addolorata è evidente nella figura femminile della poesia "Il Lamentu pi la morti di Turiddu Carnevali", lirica abilmente costruita sulla simbologia della Passione.
Nuccio,
concordo pienamente con le tue parole, ma visto
che abbiamo citato Ignazio Buttitta, non possiamo
tralasciare Rosa Balistreri. Infatti anche alcuni
suoi testi possono essere interpretati come anticlericali,
basta pensare a quei versi in cui lei dice:
"quannu iu moru nun mi diciti missa". Ma ad un'attenta
analisi della sua opera si capisce come Rosa era intimamente
cristiana come Ignazio, infatti la sua poesia parlava sempre
dei deboli e dei sottomessi, della povera gente, che subivano
la prepotenza dei padroni.
E' facile a volte fare demagogia e bollare le persone
come comuniste e ribelli, quando invece vogliono
semplicemente far emergere i valori della giustizia e
della dignità dell'uomo.
Io credo in una rivalutazione di certi temi, e di certi
personaggi sui quali va fatta chiarezza, come sta facendo
per esempio Franco Virga. I giovani devono conoscere
queste figure che per la Sicilia hanno sofferto e che
hanno preservato la nostra identità, in un era in cui
rischiamo di diventare globalizzati.
Auguro a Franco pertanto di portare avanti le sue iniziative
e spero in una maggiore partecipazione del pubblico.
Sicuramente molti cercheranno di politicizzare queste iniziative
e di bollarle, invece io spero che verrà fuori il positivo,
e cioè il riappropriarci della nostra storia e della nostra
identità.
un omaggio a Buttitta dell'artista Puleo con alcuni versi della poesia "ncuntravi u signura pa strata" lo potete ammirare dentro il Comune presso l'ufficio servizi sociali.
ma quando si fara'?
Dovrebbe essere a settembre.
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