martedì 6 gennaio 2015

Marineo, la Luce di Betlemme entra nelle case del quartiere di Sant’Anna


di Franco Vitali
Vigilia della festa di "li Tri Re": venticello gelido e pungente di prima sera, strade semideserte, eco di voci e rumori proveniente dal vicino Presepe Vivente sutta la Rocca.
Dalla chiesa di Sant’Anna veniva fuori un piccolo gruppo di persone recante una lanterna con dentro la Luce di Betlemme. In testa al gruppo Cirella Guagenti con la sua zampogna "a paru" ed il padre Pino validissimo cantore popolare. Il suono della zampogna e le nenie di Pino riecheggiavano tra le anguste stradine del quartiere di Sant’Anna, a la Funtanedda e Fimmina Morta, a lu Cozzu; il gruppetto incedeva recando la lanterna con la Luce. Faceva tanto effetto muoversi in un silenzio surreale tra quelle case, quei vicoli, quei bagghi che un tempo erano stati pieni di vita, in due quartieri tra i più popolati e laboriosi del paese: allora in ogni piccola casa, in ogni catoio, vivevano tante famiglie numerose che pur tra grandissime difficoltà affrontavano l’esistenza con grande coraggio e dignità. Il gruppetto – i membri della Confraternita del Redentore – cominciò a bussare alle prime porte: vecchietti e vecchiette malferme di salute, tenerissime coppie di anziani che si sostenevano a vicenda, giovani malati aprivano le loro case. Dapprima sorpresi, poi, con un sorriso stampato sul volto, accoglievano i piccoli lumini della Luce ed i visitatori con gioia e gratitudine per “essersi ricordati di loro”. Ho ancora davanti agli occhi il loro sguardo, in quelle modestissime ma dignitosissime case, linde, sprizzanti un grande senso di serenità, nonostante la solitudine e l’età avanzata di chi le abitava. Mi sono ritornate alla mente tante persone di quei quartieri; e voci festanti di bambini, suoni, odori di un tempo passato, il rumore dei passi supra lu ghiacatu, i versi di muli, asini, maiali, galline, ciaraveddi che provenivano dagli animali che a volte convivevano con i loro proprietari. Nei volti degli anziani che prendevano in mano un lumino acceso, i volti di migliaia di esistenze, indietro, indietro nel tempo. Di ritorno verso la chiesa di Sant’Anna le stradine non mi sembrarono più deserte; i quartieri fu come si rianimassero improvvisamente, come se la vita fosse ritornata viva. Giunti in chiesa, ci guardammo tutti negli occhi e convenimmo che, più che avere dato qualcosa, avevamo ricevuto tutti noi una grande lezione di vita.