lunedì 5 gennaio 2015

Chiesa Sant'anna: un viaggio nel tempo passato, dalla festa di Natale ai Re Magi


di Chiara Lo Faso
La Poesia siciliana è il vero giullare della tradizione. La Musica antica è il menestrello della tradizione. Le parole e le note sono perle della tradizione siciliana: la nostra. E la tradizione ha avuto il suo posto d'onore il 29 dicembre nella chiesa di Sant'Anna.
Bisogna incastrare bene le parole alle note per un viaggio divertente a ritroso nel tempo per ricordare da dove arrivi... cosa non sai... cosa ti può servire... Ogni tanto viaggiare dentro la tradizione alimenta la fiamma della sicilianità. Le vere guide sono "li canti e li cunti" dei nonni, dei padri... “Un viaggiu ni lu tempu chi fu, p'arrialari sapuri a lu Natali di ora... tra canti, cunti, puisia e sunati chi ni fannu riurdarti lu Natali di lu piaisi tra allegria di festa, tra ciavuru di vucciddata e di emozioni di un prisepi riccu di storia, ni ddi sirati chini di friddu”. Tutto ha un senso solo se gli dai un senso. "Li canti e li cunti" hanno fatto viaggiare, chi era presente, a ritroso nel tempo. Marineo e i suoi abitanti hanno viaggiato attraverso "un cuntu" che va dalla Nascita alla venuta dei Re Magi, attraverso parole e nenie antiche. Racconti del paese che hanno fatto ricordare il nonno seduto davanti al "bracere" che raccontava "cunti e cuntiddi". Il racconto delle pietanze che è andato dal pane caldo appena sfornato al dolce tipico natalizio, "LU vucciddatu", passando dai confetti verdi (confetti del fidanzamento),  ha fatto viaggiare sul treno dei profumi e dei sapori della nostra terra. La tradizione vissuta ieri dai nonni, consegnata ai figli per poi regalarla ai nipoti nelle varie epoche, nel corso della serata è stata adagiata come calda coperta che ristora l'anima e il cuore. Spesso scrivo di emozioni che vivo, ma dopo questo evento oso scrivere la parola "soddisfazione" mia e di chi assieme a me crede nell'esserci per il piacere di esserci con la propria arte. L'emozione invece è stata nell'aver visto la felicità delle persone di una certa età che suonavano l'organetto e chi cantava nenie antiche davanti ai loro paesani, nessun protagonismo ma solo la semplicità di regalare la propria arte anche se ormai vecchietti. L'emozione è aver visto i poeti felici di aver partecipato e consapevoli di essere memoria storica del nostro paese. L'emozione è aver sentito il pubblico partecipe e a fine spettacolo dire "Grazie, per averci regalato il ricordo del Natale marinese di una volta". Ma la frase più bella che mi porterò per sempre nel mio cuore o come si è soliti dire, nel mio bagaglio di tante cose, è questa: "Chiara, nun ti scurdari mai li nostri tradizioni, anzi falli riviviri ora e puru doppu ca nun ci semu cchiù. La tradizioni ava cuntinuari a cantari e aviri vuci. Picchì murennu nuatri a vuatri giovani cumpeti, a tia e a li to amici. Ma facitilu sempri cu sono e cu vuci, ma nun vi scurdati mai lu sintimentu".