venerdì 6 dicembre 2013

La panchina di Guastella. Ring 8 e la grande distrazione di Charles Vari


di Ciro Guastella
NEW YORK. Alcuni anni fa facevo parte a diverse organizzazioni, una di queste era “Ring 8”, un’associazione che si propone il benessere fisico ed economico degli ex pugili professionisti che hanno calcato il quadrato competitivo. 
A questo Club fanno parte, industriali, professionisti, ex pugili e gente comune che ama lo sport pugilistico ed è interessata ora a contribuire attraverso la raccolta di fondi, per aiutare quei pugili che possono trovarsi in difficoltà fisiche o economiche. Alle riunioni mensili partecipano come ospiti ex pugili dal calibro di Floyd Paterson, George Forman, Vito Autofermo, Sugar Ray Robinson, Emile Griffith ed altri. Il loro motto è: “Boxers che aiutano boxers.” E’ noto che lo sport pugilistico ha un gran numero di appassionati che segue la competizione fra due uomini che sul ring non hanno altro che la loro strategia e forza fisica, ed è appunto da ciò che imparano a dipendere esclusivamente. Non hanno altre alternative e non possono che limitarsi a queste risorse, al punto da ignorare di munirsi di una assicurazione medica e finanziaria per il loro futuro. Per molti questo sport è considerato violento e propongono delle leggi e regole per minimizzare le conseguenze dannose subite dai pugili che si contendono la vittoria. Ma c’è sempre stata sete di mettere alla prova gli uomini uno contro l’altro. Ai tempi degll’impero romano, non solo lo spettacolo era osservato per la lotta fra i gladiatori, ma perfino questi contro animali feroci fino alla morte, e per il popolo romano questo era un divertimento che la loro cultura sanzionava. All’inizio di una riunione al “Ring 8” che si tiene al ristorante di Tony Mazzarella, “The Crabhouse” a Long Island City di New York, veniva come di consueto osservato un minuto di silenzio in memoria dei pugili scomparsi e veniva menzionato Charles Vari. Avevo conosciuto molti anni prima e poi perso di vista Charles Vari, la moglie Stella e la figlia Rosanna. Charles proveniva da un paese della provincia di Bari e sin da giovane si era inserito come dilettante nel mondo pugilistico delle palestre newyorkesi, avendo managers di talento che lo spingevano alla competizione professionale. Molte furono le lotte sul ring mentre aspirava al titolo di campione dei pesi medi, ma con gli anni le tracce del pestaggio sul suo corpo gli pesavano al punto di fargli eventualmente cedere i guantoni. Charles trovò impiego come “pressatore” in una sartoria di abiti da uomo. Da Brooklyn ogni mattina prendeva l’autobus che lo portava a pochi passi dal lavoro a Manhattan. La moglie Stella, a causa della distrazione mentale di Charles, ogni mattina con cura gli preparava la colazione da portare con se, gli indumenti puliti da indossare, perfino la cravatta annodata, chiavi, portafoglio e le monete sufficienti per la tariffa andata e ritorno dell’autobus. Una mattina, mentre scendeva dall’autobus pieno di gente, Charles sentì che un tizio con il proprio corpo l’aveva urtato di fianco. Palpatosi la tasca, Charles si rese conto che gli mancava il portafoglio, mentre guardava l’uomo allontanarsi in fretta, gli gridò di fermarsi. L’altro, vedendosi inseguito cominciò a correre e Charles ad inseguirlo, fino a quando dopo alcuni isolati riuscì a raggiungerlo intimandogli di dargli il portafoglio “sennò ti spacco il muso!”. L’altro, osservando la stazza minacciosa di Charles, gli diede il portafoglio. La sera, arrivato a casa, la moglie Stella gli disse: “Charles, questa mattina ti sei dimenticato di metterti in tasca il portafoglio!”.