martedì 8 ottobre 2013
A perenne memoria della gloriosa ferrovia Palermo-Corleone
di Pippo Oddo
MISILMERI. A perenne memoria della gloriosa ferrovia Palermo-Corleone (1886-1959), di cui sono stato utente fisso per otto anni.
«Ebbene si cari amici misilmeresi – recita Misilmeri Blog – , sembra strano ma anche noi avevamo la nostra stazione ferroviaria. Dal nostro piccolo centro passava la linea ferrata a scartamento ridotto Palermo-Corleone-San Carlo. Era il 20 aprile 1884 quando vennero cominciati i lavori, che furono ultimati il 20 dicembre 1886. I lavori continuarono e finirono definitivamente nel 1931 quando si raggiunse Burgio. La compagnia che gestiva la tratta era la “The Sicilian Railways Company Limited of London”. Il treno partiva dalla stazione di Sant'Erasmo (oggi spazio polivalente), e percorreva il litorale fino ad Acqua dei Corsari. Abbandonata la costa si inoltrava in salita tra gli agrumeti di Portella di Mare e la Valle dell’Eleuterio. A Misilmeri la stazione (nella foto) era dove oggi si trovano la caserma dei carabinieri e il mercato ortofrutticolo, disceso a valle, il treno attraversava il fiume passando sopra il Viadotto Mortilli con arcate di 12 metri. Quest’opera ingegneristica, in pietra a tredici archi e parzialmente in curva, è tuttora esistente ed in condizioni apparentemente buone. Il tracciato da questo punto e fino a poco prima della stazione di Villafrati è stato cancellato negli anni sessanta per la costruzione della superstrada Palermo-Agrigento. La stazione misilmerese era un casolare composto da un piano terra in cui si trovava la biglietteria e la sala di aspetto, e dal primo piano, luogo adibito ad alloggio del capostazione. Accanto c’era anche un villino e poi un cesso, la torretta per l’acqua da immettere nella Locomotiva che era a carbone ed infine lo Scaricatore per le merci. In tutto vi erano 3 binari. Alcuni alberi ombreggiavano il lato dei giardini sottostanti. Quando la linea fu dismessa (il 1 febbraio 1959) le traverse di legno di detti binari andarono a ruba dai privati. Resta ancora qualche casello ferroviario e qualche 'ATTENTI AL TRENO'». Uno di questi cartelli è stato recuperato da Francesco Carbone (1923-1999) e collocato in bella evidenza nel Museo etno-antropologico “Godranopoli”. Il treno, in realtà, doveva passare anche da Marineo, ma su pressione del principe di Mirto (discendente dell'ex barone di Villafrati) cambiò percorso.