martedì 25 dicembre 2012
Marineo città dei presepi: un rito comunitario e forma di teatro antico
di Nuccio Benanti
MARINEO. Marineo "Città dei Presepi" si appresta a condividere i segni della fede e della tradizione. Il presepe vivente sulla salita del convento francescano sarà aperto il 25, 26 e il 30 dicembre e 6 gennaio (dalle ore 17). All'interno delle chiese e delle confraternite sarà possibile visitare numerosi altri allestimenti.
Il presepe è una forma di teatro che si fonda sulla costruzione di uno spazio sacro, entro il quale il tempo si rinnova, come annualmente si rinnova la natura. Nella famosa commedia Natale in casa Cupiello, di Edoardo De Filippo, c'è una famiglia lacerata da contrasti insanabili: per il protagonista la costruzione del presepe rappresenta la via di fuga, lo spazio simbolico, mitico e idillico dove è possibile ritrovare la serenità perduta. Come spiega Antonino Cusimano in un suo saggio: «il presepe è uno spazio di domestica rappresentazione del mondo, orizzonte di segni e di figure a noi familiari, partecipato a tutti, allegoria del paese ideale, microcosmo di una realtà sognata più che vissuta, luogo povero, dove i conflitti si stemperano e lasciano spazio alla natura e all'armonia». Per l'antropologo mazarese, il presepe è, infatti, essenzialmente «una forma di teatro antico e ingenuo», il racconto di un evento centrale che si fonda sulla costruzione di uno spazio sacralizzato entro il quale il tempo si rinnova, come annualmente si rinnova la fioritura nei campi. Vivente o statico, allestito in una chiesa o collocato tra le pareti di una stanza, nello spazio di questa rappresentazione c'è tutto l'essenziale per la vita: c'è la sfera divina, c'è la sfera naturale, c'è lo spazio culturale, quest'ultimo rappresentato dal lavoro, dalla cultura materiale e dai gesti quotidiani compiuti dai personaggi. Il centro della rappresentazione è la grotta con Gesù Bambino, dove converge il mondo: la luce della cometa, la sabbia delle strade, i passi e gli sguardi dei pastori che portano offerte. Infine, vigile su tutti, l'occhio compiaciuto dell'architetto costruttore, che ora diviene anche spettatore. Ogni anno, da secoli, immutato resta l'impianto complessivo della rappresentazione: l'idea di una città ideale e cristiana, il racconto di un viaggio simbolico verso la propria Gerusalemme celeste.