domenica 24 aprile 2011

Il linguaggio del cibo: la Pasqua e l'agnello rigeneratore della vita


di Nuccio Benanti
MARINEO. Nella Settimana santa la storia umana del Cristo viene rappresentata per mezzo di un codice gestuale fondato sulla opposizione triste vs lieto.
Al primo gruppo appartengono tutti quei comportamenti tipici della quaresima, che denotano dolore, cordoglio, digiuno. Mentre all'altro capo si situano gli atteggiamenti caratteristici della Pasqua: gioia, sollievo, abbondanza. È il suono delle campane, il sabato, a fare da spartiacque. Suono che, simbolicamente, costituisce il momento del passaggio dalla morte alla nuova vita, dal triste inverno alla primavera. Ecco perché il giorno di Pasqua si presenta con specifici segnali di abbondanza e di fertilità: l'uovo è uno di questi (Omne vivum ex ovo).
Le pochissime famiglie che osservano ancora le tradizioni di Marineo preparano anche "i pupa cull'ova", dolci a forma antropomorfa con un impasto a base di farina, il cui ripieno è costituito da uova sode. Le pecorelle di pasta reale ci ricordano le prescelte vittime sacrificali del Vecchio Testamento. Nel computo dei preparativi pasquali non dobbiamo dimenticare, infatti, il lavoro industriale dei mattatoi, in questi giorni impegnati nella “catena di smontaggio” delle vere pecorelle, in carne ed ossa. L'urlo degli agnelli appesi, sgozzati, squartati, sezionati resterà confinato tra quelle strepitanti mura. Ormai sacrificato, cucinato, condito e servito a tavola, sarà per gli ospiti profumatissimo cibo, piatto pasquale, agnello rigeneratore della vita e dell'ordine familiare, sociale e cosmico. Il cibo è sempre stato importante nella vita degli uomini, tanto che ha avuto un ruolo fondamentale soprattutto nella religione: a partire dall'antico sacrificio vedico indiano, poi in Grecia, fino a giungere ai banchetti romani. Nel Nuovo Testamento, inoltre, sono diversi i momenti in cui l'insegnamento di Gesù si collega alla consumazione comunitaria del cibo: L'ultima cena e La cena di Emmaus sono due di questi. Dunque, dietro ai sapori e agli odori della cucina si nascondono tantissimi significati, una trama fitta di simboli e linguaggi. Il convivio di Pasqua rimanda, etimologicamente, a vivere insieme. Mangiare insieme ad altri uomini è un modo per trasformare un gesto individuale, nutritivo, naturale, in un fatto collettivo, simbolico, culturale. Quello che si fa assieme agli altri, come dimostra la religione, assume un significato sociale, un valore di comunicazione forte e complesso.

1 commento:

A. LiCastri ha detto...

Come si fa a mangiare un'agnellino cosi carino, che piange come un bambino? Io non lo capisco, usanze o no...