mercoledì 16 febbraio 2011

Tristi Tropici, un libro-diario che cambiò i destini dell'antropologia


di Nuccio Benanti
Il modo più semplice per conoscere Claude Lévi-Strauss, uno dei più grandi antropologi del Novecento, è leggere il suo libro-diario Tristi Tropici, un saggio che cambiò per sempre i destini dell'antropologia.
E' un dettagliato resoconto di una ricerca sul campo tra le popolazioni amazzoniche, un viaggio intessuto di momenti avventurosi e di notti insonni ingannate a riflettere sulla missione dell’etnografo, del suo rapporto con le popolazioni indigene e con la società che lo ha prodotto. Tra gli interessanti temi che hanno animato il dibattito antropologico, uno – ma non il solo – è quello che riguarda l’opposizione tra la dimensione della natura e quella della cultura. L’Occidente, che per lungo tempo ha considerato il “diverso” con disprezzo, adesso sembra tormentato da un rimorso che lo costringe a guardarsi nello specchio delle società “primitive”, nella speranza di potervi trovare comuni radici, di scoprire, nella somiglianza o nella differenza, la propria identità. Visto in questa ottica, l’etnografo è il prodotto della civiltà colonialista, ma anche il simbolo dell’espiazione di colpe, abbagli, errori ed orrori commessi nel nome di questa presunta superiore cultura. (continua)