di Luna Moonda
MARINEO. “Hyrid – Quel che resta di me” di Kat Zhang, da quasi due settimane in libreria, edito da Giunti per la collana Y è un libro assolutamente coinvolgente, e si legge d’un fiato.
L’idea delle due anime che interagiscono fra loro, mi ha stuzzicata, così come è stato emotivamente coinvolgente assistere agli effetti devastanti della loro separazione, e in questo senso il libro mi ha ricordato molto la trovata geniale dei daimon che abbiamo avuto il piacere di leggere in Queste oscure materie di Philip Pullman senza che questo gli facesse però perdere punti in fatto di originalità. La vicenda è narrata in prima persona, dal punto di vista di Eva, l’anima recessiva che deve essere tenuta nascosta da Addie (con cui condivide il corpo) o verrà farmacologicamente soppressa, come se si trattasse di una malattia da debellare. La feroce voglia di vivere e la frustrazione di Eva per la sua vita a metà, ci tengono fin dalle prime pagine attaccati al libro, e ci fanno divorare le pagine fino alla fine, senza che ci siano cali di tensione. Ti rapisce e senza che tu te ne accorga, mentre segui con apprensione le vicissitudini dei protagonisti, in un angolino della tua testa, proprio come fa Eva con Addie, ti parla. Apri gli occhi, ti avverte, attenzione, pensa individuale, dice, non fermarti all’apparenza, dire è giusto o sbagliato è più complesso di quello che vogliono farti credere, e molto più importante. E se ti dicono che sei troppo giovane per farlo, non crederci, stanno mentendo.
(continua)