mercoledì 24 agosto 2011

Viaggio da Marineo in Tanzania... e storia di un vecchio sognatore


di Elisa Ribaudo
MARINEO. Quest’estate ho vissuto un mese in Tanzania per il campo di lavoro 2011 dell’Associazione Carlo Lwanga di Marineo.
Il campo di lavoro è stato tanto bello quanto duro, diciamo intenso. Si lavora tutto il giorno. Ci sono momenti in cui dici “ma chi me l’ha fatto fare?!”, e altri in cui vorresti che non finisse mai. Ma alla fine, quando l’aereo atterra a Palermo, ti viene da piangere, perché è finito tutto.
Quando si pensa all’Africa, ci vengono in mente paesaggi differenti, animali diversi; ma sono soprattutto le persone ad essere diverse. Siamo abituati sin da piccoli, noi e loro – gli africani, ad affrontare la quotidianità in maniera diversa. Siamo inoltre abituati a relazionarci con il prossimo in maniera del tutto differente dalla loro. Un esempio? L’ospitalità. Tale parola, qui da noi, spesso significa “Ti offro un caffè?!”, anche quando in quel caffè vorremmo metterci del veleno. Bisogna ammetterlo, spesso lo facciamo per pura formalità, affinché poi gli altri non abbiano di che parlar male di noi.
In Africa capita che una persona non abbia nulla da offrirti, né caffè, né un salotto, nulla. Eppure ti apre tutto ciò che ha: il suo cuore. (continua)

2 commenti:

Franco Virga ha detto...

Caro Nuccio,
stamattina la mia giornata è cominciata bene grazie alla lettura del bellissimo resoconto del viaggio in Tanzania pubblicato sul tuo blog.
Desidero congratularmi con la giovane Elisa Ribaudo, autrice del pezzo, per aver saputo trasmettere in poche righe, oltre a forti emozioni, tanti dati concreti su come si vive in Africa oggi: quanto si guadagna, cosa si mangia, ecc.
Ma la cosa che più mi ha colpito è stata la sua straordinaria capacità di descrivere il povero vecchio settantenne ancora capace di sognare.
E mi è venuto da pensare che, forse, una delle cose più importanti che abbiamo smarrito nella ricca Europa è proprio questa: la capacità di sognare e di fare
progetti.
Un abbraccio.
Franco

Elisa ha detto...

Grazie mille, Franco! Hai ragione: noi ci demoralizziamo alla prima difficoltà; invece persone come Damiano, che non hanno quasi nulla, hanno la forza di andare avanti, e soprattutto di pensare in positivo.
Dal canto mio, sogno di poter tornare l'anno prossimo da Damiano con le offerte - anche simboliche - di qualche piccolo benefattore interessato alla sua storia, nonché con la sua foto incorniciata. Già immagino i suoi festeggiamenti: sarebbe capace di - come si suol dire - sorridere a 32 denti, anche se si ritrova solo quattro dentuzzi!


Elisa Ribaudo