sabato 31 gennaio 2009

La processione di san Ciro a Marineo


L’ordine delle confraternite e dei fedeli nelle processioni è rigidamente strutturato.
La posizione di ciascuno rispetto alla vara è indice di gerarchie sociali riconosciute. Un ordine della società naturale dato da dinamiche generazionali e dall’altro a quelle socio-economiche e politiche.«I riti, in particolare la struttura delle processioni, pur apparentemente prefiggendosi lo scopo di testimoniare la devozione di tutti i ceti e le classi di età, di fatto confermano e ne giustificano la stratificazione. Mediante le confraternite o privilegi particolari, le varie categorie professionali tendono nelle processioni a esibire, attraverso l’ostentazione dell’impegno devozionale, la loro forza economica» (Buttitta 1996: 264).
Nella processione di san Ciro, i confrati indossano un abitino di velluto rosso. Si tratta di un doppio pettorale con un ricamo dorato: la palma. Il colore rosso e la palma sono ritenuti simboli del martirio del santo. Inoltre, portano attorno al collo un medaglione d’argento raffigurante il patrono. Segno distintivo del superiore è il colore oro del medaglione e la presenza di una crocetta.
Dopo la confraternita si sistema il clero: il parroco, alcuni sacerdoti marinesi ritornati in paese per l’occasione festiva, i frati francescani del convento di Marineo e le suore del collegio di Maria, accompagnati da un gruppetto di chierichetti.
La vara è un’impalcatura lignea del ’700, decorata sui lati da alcuni dipinti che narrano la storia di san Ciro. Inizialmente era portata a spalla dai deputati, ma nel dopoguerra si decise di trasportarla su una macchina donata da un devoto. La struttura è sistemata in modo tale da fare vedere solo le ruote e la parte anteriore dell’automobile: una Fiat degli anni Quaranta.
La macchina deve sostare solo nelle chiese, nelle cappelle e in alcuni «luoghi deputati, che corrispondono ai quartieri principali del paese». Eccezionalmente, il superiore della confraternita può concedere la sosta davanti l’abitazione di un infermo.
La reliquia è seguita dalle autorità. Quelle civili: il sindaco, gli assessori e una rappresentanza dei consiglieri comunali più vicini al partito del primo cittadino. E quelle militari: i comandanti della locale stazione dei carabinieri e dei vigili urbani. Tutti sono posizionati dietro il gonfalone comunale, scortato da due vigili.
Uno sparuto gruppo di... “fedelissimi” si frappongono tra il santo e le autorità cittadine, appoggiando la mano sulla vara in segno di richiesta di una grazia particolare. Si tratta di persone che, a causa di una particolare necessità, e quindi di una richiesta al santo, desiderano stare a contatto con la reliquia, nella convinzione che la vicinanza possa agevolare la grazia per se o per un familiare. E’ questa la spiegazione che loro danno. Il problema nasce quando, a grazia avvenuta, sopravvengono altre necessità o il devoto, a quel punto, ritiene di avere acquisito un privilegio, una dispensa che nessuno potrà più togliergli: vale a dire il diritto di stare appoggiato alla vara... a vita!
Per tradizione dietro la banda (ma in alcuni anni anche in apertura di processione), sono sistemati, in ordine, tutti gli stendardi, le relative confraternite con i loro segni distintivi, sistemate per importanza. Per ogni confraternita, aprono tre persone: uno al centro porta lo stendardo, accompagnato da altri due con il cero acceso. Seguono quindi i membri della confraternita che indossano l’abitino e il medaglione, che però non è mai indossato dai novizi. I confrati sono disposti in due file. La prima confraternita, la più importante, disposta dopo la banda, è quella del Ss. Sacramento, detta «di li viddani», poiché in passato era composta dal ceto dei contadini (La Spina 1987) un tempo anche i più numerosi in un paese che viveva di agricoltura. Indossano un abitino di tela bianco e un medaglione. Seguono, poi: quella dell’Addolorata, detta «di li civili» (i civili): in abitino di velluto nero e medaglione; l’Immacolata «di li cummintara» (del quartiere e della chiesa del convento) in abitino di velluto azzurro e medaglione; Gesù Maria e Giuseppe «di li artigiani» (gli artigiani) in abitino di raso azzurro e medaglione; il Redentore «di sant’Anna» (del quartiere e della chiesa di Sant’Anna) con il solo medaglione; San Michele «sammichilara» (del quartiere e della chiesa di San Michele) in abitino di raso giallo e medaglione; Sant’Antonino «di sant’Antuninu» (del quartiere e della chiesa di sant’Antonino); del Ss. Crocifisso e altre di recente costituzione.
Giuseppe Pitrè a fine '800 segnala la presenza di sole tre confraternite: «san Michele Arcangelo, Ss. Sacramento e Anime sante» (1978b: 133).
Infine, sfilano i fedeli, che si aggregano per gruppi familiari o conoscenti su due file laterali. Tutti portano un cero acceso. E molti anche a piedi scalzi.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrei augurare a tutti i Ciro e le Cira un sereno e buon onomastico...

Che dire! Mi manca Marineo soprattutto in questi momenti tipici... salutatimi a Santu Ciru!!

un abbraccio
Francesca Dm

Anonimo ha detto...

LI scout unni si mettinu?

Nuccio Benanti ha detto...

Il posto degli scout è vicino al santo, con i gruppi religiosi.