giovedì 20 marzo 2014

Luoghi di Sicilia: il castello-santuario di Santa Lucia del Mela (Me)


di Pippo Oddo
La struttura originaria dell’imponente Castello che, dall'alto del colle Makkaruna, sovrasta la cittadina di Santa Lucia del Mela affonda le radici arabo (837-851), svevo (1228) e aragonese (1332). 
Pur nell’impossibilità di stabilire la data precisa della sua costruzione, tutto lascia pensare che non sia potuto avvenire prima del periodo delle invasioni Musulmane. «Secondo alcune notizie – si legge sul web – , il Castello venne in gran parte distrutto nella guerra di liberazione dal dominio musulmano che il Conte Ruggero d'Altavilla affrontò nei suoi pressi. In seguito fu ristrutturato e ampliato dall'Imperatore Federico II° di Svevia, che sedette sul trono di Sicilia per tutta la metà del secolo XIII. Questo famoso regnante, visto il clima puro, la ricca e florida vegetazione e le boscaglie ricche di selvaggina dei monti vicini alla cittadina, ebbe una vera predilezione per la nostra S.Lucia. Essendo infatti un abilissimo cacciatore, egli dedicava i brevi e rari spazi di tempo che gli impegni di governo gli permettevano a delle battute di caccia sui monti vicini. Lo stesso Federico II staccò il territorio Luciese dalla diocesi di Patti e fece elevare la sede di S. Lucia alla dignità di "Prelatura Nullius" unica in Sicilia, prima in Italia e nel mondo Cattolico». Dall’enciclopedia on line Wikipedia, apprendiamo che «ospitò Federico II di Svevia che poteva dedicarsi alla caccia, suo svago preferito, sui monti vicini ricchi di selvaggina. Lontano dalle ingerenze dei vescovi delle vicine diocesi, nella “sua” Prelatura, poté preparare quella che fu definita la “crociata maledetta”. Nel Castello riecheggiavano i versi delle scuola poetica siciliana e una tradizione popolare vuole che nella prigione, sotto il vano della torre cilindrica (scoperta nel 1967 durante l'esecuzione di lavori), abbia finito i suoi giorni suicida “Pier delle Vigne”, Protonotaro dell'Imperatore, ma caduto in disgrazia; egli proprio a Santa Lucia doveva godere una stima particolare dal popolo, come attesta una via del centro storico a lui dedicata. Ristrutturato ed ampliato da Federico II di Aragona sovente fu teatro di eventi cruenti e sanguinosi. Nel 1600, decaduto alle funzioni di difesa, abbandonato ed in rovina viene ceduto dal proprietario don Francesco Morra principe di Buccheri, a Mons. Simone Impellizzeri, 39° Prelato (1673), che provvede subito alla ristrutturazione». E così nel 1965 il servo di Dio Padre Giovanni Parisi poteva scrivere senza tema di smentite: «Se oggi i Luciesi possono andare meritatamente orgogliosi del loro monumentale castello, continua meta di pellegrinaggi e di turisti, lo debbono principalmente al fatto provvidenziale che tre secoli fa tra le sue rovine venne collocato uno dei più stupendi capolavori che siano mai usciti dal magico scalpello di Antonello Gagini: la Statua marmorea della Madonna della neve. Se così non fosse stato, al presente non avremmo avuto altro che sullo storico colle che un ammasso informe di rovine, muto e solitario testimone di fosche vicende e di tragici eventi di guerra dei secoli passati, come è avvenuto appunto per i numerosi castelli dei paesi vicini. Nel secolo XVII infatti il prestigioso fortilizio era prossimo alla completa rovina, tanto che il 18 gennaio 1644 D. Francesco Morra, Principe di Buccheri, senza molta difficoltà aveva potuto giuridicamente acquistare dal Comune – che non sapeva evidentemente cosa farsene – quei ruderi in contrada Gian-Andrea sul colle Mankarruna». Ad ogni buon conto, potesse palare il castello-santuario di Santa Lucia del Mela avrebbe molte cose da raccontare. Io mi limito a ricordare che da lassù si gode un panorama incomparabile che spazia dalla Valle del Mela alla più pittoresche vette dei monti Peloritani, al Capo Milazzo, alle isole Eolie. Tra le tradizioni più caratteristiche, la Sagra della Capra (5 agosto); fra le sue curiosità agronomiche le ", nasiti", giardini di tipo mediterraneo realizzati dal drenaggio del letto del fiume, e i vigneti che producono il Mamertino, il vino più antico del mondo, conosciuto fin dai tempi della dominazione romana. Notevoli sono inoltre le produzioni ortofrutticole ricavate da piccoli appezzamenti irrigui gestite a part time dalle donne del luogo. In buona sostanza Santa Lucia del Mela è, per molti aspetti, un pezzo di Calabria trapiantata nel vecchio Val Demone. Sì, perché in quest'area e in altri comuni siciliani sono venuti ad abitare in diverse epoche non pochi calabresi che conoscevano bene ii segreti dell'allevamento del baco da seta che nel passato connotava il paesaggio agrario n diverse parti dell'Isola.