mercoledì 15 gennaio 2014

Guida ai misteri della Vucciria. Palermo: il Cortile della morte


di Pippo Oddo
«… Nello stanzone c’era solo Luigi. Lo sorpresi seduto sul proprio letto con lo sguardo assente ed entrambe le mani aperte sulla testa. Vedendomi cercò di darsi un contegno. Ma non potè nascondermi l’espressione funerea e piuttosto preoccupata. Era la prima volta che lo vedevo così giù di corda e cercai d’appurarne le ragioni.
Ci riuscii dopo aver sudato le metaforiche sette camicie […]. Esordì con una strana affermazione: – Crocifissa abita nel Cortile della Morte. Ora, essendo più che certo che l’infelice capinera era reclusa nella sua gabbia di via Terra delle Mosche, lì per lì mi venne da ridere. Ma una frazione di secondo dopo pensai che forse era più opportuno piangere. I casi erano due: o Luigi si stava prendendo gioco di me o gli aveva dato di volta il cervello. Considerato lo stato in cui si trovava, l’ipotesi più plausibile era quest’ultima. Sicché trassi la conclusione che il macabro toponimo fosse uscito dalla sua fantasia bacata come Minerva armata dalla testa di Giove […]. Ci portammo alla Vucciria, precisamente a piazza Carraffello, alla confluenza di un dedalo di vie e viuzze intestate ai vecchi mestieri. Conoscevo bene il luogo… Ma non sapevo che da un androne sopraelevato rispetto alla piazza si accedesse al cortile della morte. Leggendo la targa, la mia emicrania si decuplicò[…]. Varcai i gradini d’accesso al cortile… e mi ritrovai all’interno di un vicolo stretto, gonfio, ammuffito; tetro come la morte. Andai avanti alla ricerca di una via d’uscita… e stavo per sbattere la fronte contro un muro alto, pieno di lucertole e di salamandre. Guardando il cielo non vidi il sole. Mi girai alla mercè del mio terrore , percorsi a ritroso quel macabro camminamento». Fin qui ciò che ho scritto io nel romanzo che peraltro ha vinto il 1° Premio Mondello ’90 per il libro edito (XI Estate Mondellana) e fu presentato l’8 luglio 1990 da Leoluca Orlando nell’atrio della Biblioteca Comunale di Palermo. Vale la pena di aggiungere che il Cortile della Morte non è una mia invenzione letteraria, ma il vecchio toponimo di un ben individuato spazio urbano d’origine cinquecentesca sito nel cuore del centro storico di Palermo. Ribattezzata Cortile Vecchio, l’area «si sviluppa fra tanti palazzi, alcuni dei quali sottoposti a sequestro preventivo perché a rischio crollo»: parola di Mario Pintagro. Al quale cediamo la parola per saperne di più. A causa del suo estremo degrado, «i residenti hanno comunicato all’amministrazione comunale la loro volontà di donare le aree di loro proprietà con l’unico espresso desiderio che tale spazio rimanga non costruito e destinato a piazza pubblica pedonale, invertendo un processo che avveniva da sempre a Palermo e cioè la privatizzazione di vicoli e cortili, considerati come estensione della proprietà dei vani terreni. “Ringrazio i proprietari dell’area – ha detto l’assessore al centro storico Agata Bazzi – per la sensibilità e la disponibilità dimostrate. Spero che grazie ai piani di riqualificazione cui stiamo lavorando, il loro desiderio possa essere realizzato quanto prima”. Il cortile si trova a una quota di sei metri ma è sovrastato da una cortina edilizia alta venti metri di più, che non favorisce la circolazione dell’aria. Al cortile Vecchio si accede da uno stretto passaggio, il cortile della Morte, a pochi metri dalla fontana del Garraffello. Il cortile si porta una fama decisamente sinistra. Era lì che abitava il boia, un uomo robusto, spesso ex galeotto, cui era affidato l’ingrato compito di tagliare teste ai condannati o passare loro la corda al collo. La piazza, comunque, secondo quanto affermano i tecnici dell’assessorato, presto sarà un grande cantiere. “Oltre a palazzo Rammacca – dice l’architetto Roberto Termini – c’è anche il condominio di palazzo Lo Mazzarino, che ha chiesto di accedere ai contributi previsti dal sesto bando, mentre il palazzo adiacente deve perfezionare la pratica attualmente in stallo”».