mercoledì 3 febbraio 2010

Vangelo secondo Pasolini


di Francesco Virga
La letteratura critica su Pasolini mi pare che abbia trascurato, finora, i numerosi segni biblici presenti nella sua opera.
Basti pensare allo stile profetico delle invettive contenute nei suoi ultimi scritti o al suo bellissimo Vangelo secondo Matteo. Il film, dedicato alla memoria del papa buono, uscì nel 1964. Ma, nonostante i riconoscimenti della critica, venne accolto con freddezza e diffidenza dai settori più retrivi del mondo cattolico e comunista. Il regista, infatti, fu costretto a dare spiegazioni anche sul settimanale Vie Nuove:
"Non sono affatto cattolico, anzi sono certamente uno degli uomini meno cattolici che operino oggi nella cultura italiana […]. Ho amato, alla fine degli anni ‘40, la religione rustica dei contadini friulani, le loro campane, i loro vespri. Ma cosa c’entrava lì il cattolicesimo? Sono diventato comunista ai primi scioperi dei braccianti friulani. […]. Forse appunto perché sono così poco cattolico ho potuto amare il Vangelo e farne un film […]. Ho potuto farlo così come l’ho fatto, perché mi sento libero, e non ho paura di scandalizzare nessuno; e, infine, perché sento che la parola d’amore (incapacità di concepire discriminazioni manichee, istinto di gettarsi al di là delle abitudini, sempre, sfidando ogni contraddizione), parola d’amore di cui è stato campione Giovanni XXIII, va considerata un impegno nella nostra lotta". (continua)

1 commento:

A.C. ha detto...

Secondo me mn questo straordinario film, girato in Italia e con attori non professionisti, emerge una figura molto umana e rivoluzionaria di Cristo.
L'umanità di Cristo consiste nella necessità di morire per dare agli uomini la vita eterna; mentre la rivoluzione consiste semplicemente nel porgere l'altra guancia.
Ma fino a qui non abbiamo detto nulla di nuovo. Infatti la rivoluzioni del messaggio pasoliniano consiste nel fatto che ad essere umano e rvoluzionario non deve essere solo il Cristo sulla croce, ma gli uomini tutti.
Quello della morte risulta essere uno dei temi fondamentali dell'impegno intellettuale di Pasolini, il quale dice: "È dunque assolutamente necessario morire, perché, finché siamo vivi, manchiamo di senso, e il linguaggio della nostra vita (con cui ci esprimiamo, e a cui dunque attribuiamo la massima importanza) è intraducibile: un caos di possibilità, una ricerca di relazioni e di significati senza soluzione di continuità".
Per quanto riguarda la rivoluzione Pasolini dichiarò anche: "Mi sembra un'idea un po' strana della Rivoluzione questa, per cui la Rivoluzione va fatta a suon di legnate, o dietro le barricate, o col mitra in mano: è un'idea almeno anti-storicistica. Nel particolare momento storico in cui Cristo operava, dire alla gente 'porgi al nemico l'altra guancia' era una cosa di un anticonformismo da far rabbrividire, uno scandalo insostenibile: e infatti l'hanno crocifisso. Non vedo come in questo senso Cristo non debba essere accepito come Rivoluzionario".