domenica 5 aprile 2015

Il linguaggio del cibo: la Pasqua e l'agnello rigeneratore della vita


di Nuccio Benanti
Il giorno di Pasqua si presenta con specifici segnali di abbondanza e di fertilità. Abbiamo visto sull'altare quel chicco di grano germogliato e destinato dal principio al sacrificio per produrre molto frutto. 
Il cibo è sempre stato importante nella vita degli uomini, tanto che ha avuto un ruolo fondamentale soprattutto nelle religioni: a partire dall'antico sacrificio vedico indiano, poi in Grecia, fino a giungere ai banchetti romani. Nel Nuovo Testamento sono diversi i momenti in cui l'insegnamento di Gesù si collega alla consumazione comunitaria del cibo: L'ultima cena e La cena di Emmaus sono due di questi. Dunque, dietro ai sapori e agli odori della cucina si nascondono tantissimi significati, una trama fitta di simboli e linguaggi. Il convivio di Pasqua rimanda, etimologicamente, a vivere insieme. Mangiare insieme ad altri uomini è un modo per trasformare un gesto individuale, nutritivo, naturale, in un fatto collettivo, simbolico, culturale. Quello che si fa assieme agli altri, come dimostra la religione, assume un significato sociale, un valore di comunicazione forte e complesso. In queste ore, le pasticcerie sono impegnate nella preparazione di una grande varietà di dolci: colombe, uova di cioccolata, cassate... Sono quasi scomparsi i tradizionali "pupa cu l'ova", mentre molte famiglie preparano in casa le pecorelle di pasta reale addobbate e colorate, che ci ricordano le prescelte vittime sacrificali del Vecchio Testamento. Nel computo dei preparativi pasquali non dobbiamo, inoltre, dimenticare il lavoro frenetico delle macellerie. Ormai sacrificato, cucinato, condito e servito a tavola, l'agnello sarà per i commensali saporito cibo, piatto pasquale, alimento rigeneratore della vita e dell'ordine familiare, sociale e cosmico.