mercoledì 4 maggio 2011

Antologia di un'epopea contadina, nuovo libro al Castello di Marineo


di Francesco Virga

MARINEO. Domenica 22 maggio, per la rassegna Incontri con l'autore, al Castello sarà presentato il volume Antologia di un'epopea contadina.
Grazie al CEPES (Centro Studi ed Iniziative di Politica Economica in Sicilia), lo scorso mese di marzo è stata pubblicata una bella antologia di scritti e documenti vari che mettono a fuoco le lotte contadine dell’ultimo dopoguerra. Come ha sottolineato il curatore del libro, Dino Paternostro, l’iniziativa è nata dalla volontà del Presidente del Cepes, Nicola Cipolla, di fornire uno strumento agile per la conoscenza di una pagina della storia della nostra isola che rischia di essere dimenticata. L’opera offre un ventaglio sintetico di studi che, soprattutto nell’ultimo decennio, sono stati prodotti per illuminare le grandi lotte per la libertà e il lavoro che uomini e donne, di cui si è persa la memoria, hanno condotto tra il 1944 e il 1950. Giustamente Dino osserva che sono stati proprio i tanti contadini poveri ed analfabeti di quel tempo a gettare le basi della democrazia in Sicilia e nell’ Italia intera. I contadini allora costituivano circa la metà della popolazione attiva nella nostra isola ed in gran parte del territorio nazionale. Eppure la maggior parte dei libri di storia di questi contadini, tutt’altro che rassegnati, non ha mai parlato. Con questa antologia – che spero entri nelle scuole nazionali - si ripara un torto, si riscatta la memoria delle lotte compiute da milioni di persone. Alcuni protagonisti di queste lotte hanno lasciato memorie che si ritrovano, in parte, nel libro di cui stiamo parlando. Ma la maggior parte di quanti hanno lottato a fianco di Pio La Torre, Concetta Mezzasalma, Michele Li Puma, Maria Domina, Ignazio Drago, Ina Ferlisi, Girolamo Scaturro, Antonietta Profita – solo per citare alcuni nomi – non hanno lasciato alcuna traccia di sè, pur avendo condiviso lotte, arresti e conquiste. Basti pensare che, soprattutto nel biennio 1848-1949, paesi interi si svuotarono per partecipare all’occupazione dei feudi e delle terre incolte. Dino Paternostro sa, per dirla con il Pitrè, che “la storia si è sempre scritta dai dotti pei dotti, e si è sempre occupata di grandi imprese, più o meno vere, senza dir mai nulla di quel che faceva, di quel che pensava, di quel che credeva la grande massa del popolo”. E proprio per questo nella sua attività di scrittore e giornalista, oltre che di sindacalista, si è sempre occupato di coloro che la storia accademica ha quasi del tutto ignorato.

1 commento:

Ezio ha detto...

Caro Franco a volte si dice che la storia siamo noi, ma chiddi chi la scrivinu sunnu iddi.