sabato 27 marzo 2010

Marineo, tradizione e liturgia nel rispetto dei reciproci ruoli


di Nuccio Benanti
MARINEO. Tutte le volte che lo spirito competitivo del clero si è scontrato con quello altrettanto combattivo delle confraternite ne è scaturito un degradante sincretismo tra le tradizioni locali e le espressioni estemporanee imposte dalle autorità parrocchiali.
Da un lato si posiziona il popolo, che notoriamente non accetta acriticamente quanto discende dall’alto, poiché la tradizione è una trincea di memoria. Dall’altro i sacerdoti e la liturgia ufficiale che, temendo ritorni di paganesimo (ammesso che sia mai completamente scomparso), reclamano i loro spazi, i loro simboli e i loro tempi. Ma il dialogo, nel rispetto dei reciproci ruoli, delle diverse concezioni del mondo e della vita, dei diversi livelli fruitivi fra egemonia e subalternità, non è mai una missione impossibile. Su questo terreno visibilmente minato è necessario demarcare una linea di confine tra i due spazi, che poi sono due mondi paralleli e due momenti partecipativi per tutti fedeli: uno tradizionale e l’altro liturgico. Non concorrenti ma alleati. A Marineo, nel giorno della Domenica delle Palme, la tradizione emerge nella processione della statua di Gesù Nazareno, sistemata sopra un asinello, preceduta dai dodici apostoli, con i pani ornati di essenze vegetali, e seguita dal popolo con i ramoscelli di ulivo in mano. Una festa che ha origine in antichi riti agrari di propiziazione. Il momento liturgico riguarda, invece, l’ingresso di Gesù nel Tempio, quando il sacerdote benedice i rami di ulivo e si avvia verso la chiesa, seguito dai fedeli, per dare inizio alla celebrazione della Messa.

5 commenti:

Fabrizio Cangialosi ha detto...

Bella la foto che hai pubblicato .. mi ricorda quando ne ero partecipe io ed i miei fratelli. Cmq volevo chiederTi se in questa foto ci sono io (mi veo FORSE) in lontananza. Potresti eventualmente inviarmela per e-mail ... di quei momenti oltre al ricordo non ho più nulla. Grazie anticipatamente del disturbo.

Nuccio Benanti ha detto...

E' una foto tratta dal volume "Le chiavi della città", curato dalla scuola media ed edito dal Comune di Marineo.

Anonimo ha detto...

Lettera ai Romani 12,4-5;
"Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri"
Non si possono riconoscere alle confraternite linee autonome, sè non quelle condivise dal parroco.
La manifestazione fine a se stessa non ha significato, sè non è inserita nel progetto ecclesiale cui è dotata la comunità.
Uno sforzo in tal senso era stato fatto dal precedente parroco, ritagliandosi all'interno della "salita-entrata a Gerusalemme" un ruolo ben visibile, tale da indurre a riflettere sull'accoglienza di Dio nella nostra vita (entrata) e nel cammino comune verso valori spirituale più alti (salita).
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Meditiamo.

Anonimo ha detto...

ci sono modi e modi per attuare quanto riportato nella lettera ai romani, e quando la condivisioni diventa imposizione, allora la funzione unificatrice si trasforma in disgregazione.

meditiamo

Anonimo ha detto...

Se le parole riflettono i comportamenti, difficilmente il condividere potrà manifestarsi con l'imposizione.
L'organo direttorio non è verticista ma collegiale, rispetta i diversi ruoli, le posizioni, le specificità e le peculiarità.
L'accettazione reciproca delle diverse posizioni non mette a repentaglio in nessun caso l'unità.
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ora et labora