giovedì 19 dicembre 2013

Marinesi in America: sogno americano di Ciro Salerno e Cristina Guarneri


di Ciro Guastella (J. D'Arcangelo-Salerno)
NEW YORK. Janet D'Arcangelo-Salerno nel suo studio medico di Darien, Connecticut, chiara in mostra tiene una cassetta di legno che all'interno contiene alcune spazzole ed uno straccio. Apparteneva al padre Andrea che da ragazzo, fra tanti altri umili lavori, era stato anche un lustrascarpe ambulante.
Il nonno di Janet, Ciro Salerno classe 1864 contadino, nel 1902 con il passaporto emesso dal regno di Sua Maesta Vittorio Emanuele III, Re d'Italia, come tanti altri marinesi di quei tempi, lasciava il paese per recarsi a trovare un lavoro nel nuovo mondo. L'America era diventata per tanti la speranza per un futuro migliore. Nel 1905, la moglie Cristina Guarneri, nata il 25 Dicembre del 1871 a Marineo, assieme ai tre figli Grazia, Giuseppe e Michelangelo andava a riabbracciare Ciro Salerno che aveva preso residenza sulla Elizabeth Street della Little Italy di New York. Durante la loro vita in America la coppia marinese metteva al mondo altri 5 figli, Anna, Cira, Frances, Lily ed Andrea (Lily moriva a 4 anni). Ciro e Cristina hanno avuto in totale 8 figli. Nessuno dei maschi ha avuto figli che potessero portare avanti il nome Salerno. Due figlie sposavano nelle famiglie Lo Faso e La Barca entrambe marinesi. Gli eredi della coppia Salerno si sono moltiplicati ed oggi arrivati alla quinta generazione. Se Ciro e Cristina dovessero guardare giù dal cielo sarebbero orgogliosi di aver dato vita a generazioni di uomini e donne con la passione per la vita e l'onestà che distingue la gente di fede. Vedrebbero: poliziotti, postini, segretari, ferrovieri, orologiai, sarte, casalinghe, tassisti, antiquari, ingegneri, idraulici, assistenti sociali, camionisti, commercialisti, investigatori, tecnici dell'informatica, cuochi, ristoratori, dolcieri e professori universitari. Indubbiamente un gruppo molto variegato. Quando Janet arrivò a Marineo, ritenuto il paese di "sua appartenenza, nel 2011, fu accolta calorosamente da tutti quelli che ha incontrato. Se Ciro e Cristina volessero ancora guardare giù dal cielo, quest'anno osserverebbero tre generazioni dei Salerno che visiteranno Marineo: Janet e la figlia Jane con i suoi due figli, per un viaggio unico nella loro vita. Janet, con il gruppo familiare, vuole camminare nelle strade percorse dai nonni, visitare la Chiesa madre, il Castello, salire sulla Rocca e possibilmente trovare il terreno dove il nonno Ciro coltivava la terra! E' un suo desiderio quello di voler dare anche ai suoi eredi una esperienza da conservare nella loro memoria. Infatti, lei riesce a conservare magnifiche memorie, dolcemente descrittive di tutti i componenti della famiglia. Ovviamente, l'orgoglio di Janet D'Arcangelo-Salerno è dovuto all'esempio tramandato ai figli ed ai nipoti da parte di Ciro Salerno e Cristina Guarneri. Ecco cosa dice: "Mio nonno Ciro era un uomo allegro e di cuore generoso. Non so che tipo di lavoro facesse (propabilmente nel ramo delle costruzioni), amava immensamente la musica lirica e con i suoi risparmi comprò un piano per riprodurre musica attraverso i rulli con le note pre-incise. Mio padre Andrea aveva soltanto 13 anni quando suo padre morì e per lui fu un'enorme perdita. Il carattere di mio padre maturò esattamente come quello di suo padre: stessi ideali, passione ed amore per la musica". "Mia nonna Cristina Guarneri fu costretta a trovare un lavoro in qualità di portinaia del fabbricato dove viveva con il privilegio di pigione a gratis. Mio padre aiutava a pulire i pavimenti e le scale dal momento che i fratelli più grandi avevano trovato lavoro. Zio Giuseppe era diventato autista di taxi e zio Michelangelo si era sposato, aveva lasciato la moglie, si era poi risposato e trovato lavoro in California. Mio padre amava dire: la cosa più brutta nel vicinato era di essere il figlio di una portinaia". E prosegue: "Mio padre, era il più giovane della famiglia ed anche se forte era anche un tipo molto gentile ed affezionato, aveva abbandonato la scuola e per cominciare da ragazzo a lavorare in una macelleria, dove imparò presto il mestiere. Lavorava sodo da impiego ad impiego per migliorare le sue condizioni e poi sposò Palma Galiero, di origini napoletane. Spesso mio padre sentiva di non aver vissuto in pieno la sua giovinezza. Servì nelle forze armate durante la seconda Guerra mondiale. Costruì, in seguito, una residenza estiva sul lago nella comunità di Putnam County, dove la famiglia passava le vacanze. Finalmente aveva trovato un buon impiego nel reparto atletica-educazione fisica di una scuola privata a New York, dove venne riconosciuto per la sua intelligenza e capacità: gli venne assegnata una borsa di studio che gli permise di proseguire gli studi che aveva interrotto da ragazzo. Ma la sua vera opportunità arrivò quando superò gli esami per essere assunto in qualità di poliziotto nella Città di New York, occupazione che per tradizione era riservata a gente proveniente dall'Irlanda. In pochi anni fu promosso con il titolo di Sergente. Quindi i miei genitori sono stati quelli di una grande generazione che teneva agli alti valori ed alle responsabilità assunte. Quando sono partiti per sempre verso la Florida, li ho osservati: andavano felici diretti verso l'imbarco aereo, tenendosi per mano. Dopo aver lavorato per una vita con il sudore della propria fronte, si preparavano a trascorrere un meritato riposo. Mi sentivo orgogliosa di loro, in quel momento pieno di emozione! La loro vita continuava sicura, senza dare fastidio o essere di peso ad altri. Pensavo quanto anch'io vorrò lasciare i mie figli in quella serena condizione mentale...! Nel 2007, due anni prima della sua morte, mio padre aveva trovato l'ispirazione di scrivere un libro sulla sua vita. Di recente mi è pervenuto il manoscritto e mi propongo di trascrivere la storia di uno dei componenti della bella famiglia Salerno di Marineo".